Rom: il coraggio o l’omertà
by Redazione
Posted on Maggio 29, 2015
Ci sono volte in cui alzare la penna per scrivere ciò che pensi, è più pesante che scaricare un camion di mattoni. Eppure dire ciò che pensi è necessario, per te stesso più che per gli altri.
Oggi sul sito Repubblica.it c’è il filmato dell’intervista al capofamiglia del campo rom della Monachina, zona di Roma in cui vivono i due minorenni che hanno investito e ammazzato una persona e ne hanno ferite altre sette. L’intervistato è presentabile, pulito e, in buon italiano, racconta la sua verità. I giovani, dice, avevano appena portato il padre in ospedale con la macchina, guidando senza patente. Mentre tornavano al campo vedono un posto di blocco, perdono la testa e il controllo dell’auto e fanno una strage.
Il capofamiglia intervistato afferma anche in modo chiaro: se fossero stati qui al campo, li avrei consegnati io stesso alla polizia. Secondo, gli zingari non sono tutti uguali. E questo è il fatto.
Io dico che così non basta. Gli zingari saranno credibili quando prenderanno le distanze dalla malavita che hanno al loro interno. Prima dei fatti, non dopo. Quando troveranno il coraggio di rigare dritto, di mandare i figli a scuola, di tenere in ordine le aree loro assegnate, perché è vero che i campi vanno “superati”, come si usa dire con espressione ambigua, ma intanto non vanno tenuti i bambini in mezzo a topi ed escrementi. Quando manderanno i figli a scuola e li puniranno se bigiano, quando denunceranno quelli tra loro che vendono minorenni per lo spasso sessuale di certi laici o di certi preti. Quando sapranno impegnarsi per i loro diritti, invece di piagnucolare con associazioni e sindacati che ogni volta che gli danno retta perdono cento iscritti.
Stesso sforzo lo abbiamo preteso, tanto per dire, dai commercianti siciliani che si sono riuniti in ADDIOPIZZO per non sottostare alla mafia e a tutte le altre categorie che hanno dovuto scegliere il coraggio contro ogni omertà.
Finché non avrete questo coraggio, non voglio neanche starvi a sentire. Perché, oltretutto, siete i migliori alleati della destra peggiore. E questa non ve la posso perdonare.
Fabrizio Molina
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