Un silenzio assordante
di Vittorio Sammarco
Il discorso del Presidente Sergio Mattarella, giovedì 3 febbraio, al momento del suo giuramento di fronte ai cosiddetti grandi elettori, è stato sicuramente bello. Ricco di valori e di punti di riferimento, politici, istituzionali e umani. La dignità è stato il filo conduttore, parola che è risuonata più volte nell’accorato appello del Presidente. E poi i diritti: delle donne, degli anziani, dei disabili, dei carcerati, delle vittime della mafia o degli incidenti sul lavoro, degli studenti, dei malati e di altre categorie che sono state parole – giustamente – applaudite dal Parlamento. Per ben 55 volte, un record, per i precedenti discorsi di insediamento presidenziale. L’applauso era rivolto al Presidente, sì, ma anche alle “categorie” (o alle persone, Monica Vitti, il povero giovane Lorenzo Parelli “entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro” e che lì ha perso la vita a neppure 19 anni…).
Solo una volta il silenzio è stato “assordante”, quando il Presidente Mattarella ha detto: «Un messaggio di amicizia invio alle numerose comunità straniere presenti in Italia: la loro affezione nei confronti del nostro Paese in cui hanno scelto di vivere e il loro apporto alla vita della nostra società sono preziosi». Niente. Silenzio. Perché? Neppure un rapido e fugace battimano, così, anche d’istinto, per sbaglio, dai banchi. Neppure quelli che si definiscono per cultura più vicini a quelle comunità.
Per carità, c’è di peggio: le comunità di marocchini, albanesi, rumeni, cinesi, ucraini, egiziani, filippini e altre, che sono in regola, disciplinate, a volte avanzano richieste concrete sui loro diritti, che rendono più agibile il loro lavoro, e sempre lo fanno in maniera discreta e articolata, sapendo bene che sono ospiti e i diritti (tanto invocati da Mattarella e da chi vorrebbe darvi seguito) vanno conquistati col rispetto delle leggi, e che “nessuno ti regala niente” … Ecco, loro chiedono altro che un semplice applauso formale e non convinto. Non sanno che farsene. Eppure, queste comunità riuniscono quasi 4 milioni di persone, che qui vivono, lavorano e – per dirla tutta –, pagano le tasse. Ebbene: salutarle, anche a denti stretti, in una occasione come questa non sarebbe stato da poco. Sarebbe stato un segnale, come si dice, di buona educazione e “integrazione”. Ma così non è stato. E al silenzio dei grandi elettori (che già appare poco – appunto – “dignitoso”) ha fatto seguito il silenzio degli organi di informazione che (ci pare, ma se qualcuno sementisce saremmo contenti) non ha segnalato affatto questa brutta omissione (chiamarla gaffe ci sembra poco).
È un silenzio che si accompagna ad altre situazioni (come, ad esempio, le misure di severità dettate dal “degrado urbano” o dall’”ordine pubblico” contro i poveri che in alcune stazioni cercano un tetto e un pasto, contro il freddo e il clima cattivo), che – a parte qualche flebile voce –, vengono trattate al pari di un normale esercizio di “buona e necessaria amministrazione”. Non ci sono parole. E non si fa per dire…
Ecco: noi di Nessun Luogo è Lontano… sui silenzi non vogliamo tacere. E, scusate il bisticcio, non vi sembri un gioco di parole. Chi come noi ha deciso di spendere le proprie parole e i propri gesti, affinché il futuro sia ospite di un mondo almeno un po’ migliore del presente, non accetta che tutto possa passare liscio, in tranquillità, senza lasciare il minimo impatto sulle nostre pacifiche coscienze e coesistenze. Le parole le abbiamo, i gesti anche: e dalle massime istituzioni ci aspettiamo il meglio. Chiediamo troppo?
Lascia un commento