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Un posto dove stare

by Redazione

L’ ho detto tante volte, sono un cristiano di formazione illuminista… i peggiori. Credo che la fede sia un cammino, a volte una gioia, un rifugio, un impegno, spesso un amore tormentato, profondissimo mai afferrato per sempre. Della fede vissuta non mi piace il continuo ricorso a spiegazioni esoteriche, i morti che vengono in sogno, le madonnine che piangono, le beatificazioni a gò gò e  tutte le altre bancarelle che vendono il padreterno un tanto al pezzo.

Per questo motivo ho paura di dire che certe volte, inspiegabilmente, mi sento in muto colloquio con i cristiani come me, ininfluenti e dispersi, storicamente irrilevanti e sempre fuori posto. Mi sento vicino a loro e sento loro vicini, anche se non ho la più pallida idea di chi siano e se ce ne siano. Una roba esoterica insomma, come quelle che detesto.

Eppure sarei tentato lo stesso di chiedere per loro e per me un posto dove stare. In pace. Dove non  essere costretti a sentire nelle carni lo stupro immondo dell’ ennesimo prete e nell’ anima il grido impotente dei nostri fratelli delle troppe Sestri Ponente; una caverna buia e isolata dove non essere costretti ad avere terrore di quello che immaginiamo stia avvenendo per la spartizione dei miliardi dell’ Expo di Milano  alla quale confidiamo senza speranza siano estranei i fratelli di comunione e liberazione. Vorremmo un posto dove non dover sentire un vero ex maestro come Eugenio Scalfari che tanto ha forgiato la formazione di molti tra noi, mentre racconta a Fazio di un Gesù che vuole annullare l’ io per far vincere il noi e che su questa scommessa perde. Nel Vangelo è detto “ ama il prossimo tuo come te stesso”, altro che distruggere l’ io. Lei. Scalfari, di fede parla ma non sa nulla di serio e non sa cose serie perché è accecato dall’ odio; un odio folle e irrazionale che le fa raccontare ciò che nell’età suprema la copre di ridicolo: lei racconta  che al referendum tra monarchia e repubblica votò monarchia per arginare il papa e i preti. Persino l’ossequioso Fazio  sembrava un bambino che abbia scoperto il nonno che fa pipì in salotto.

Lei ha dato molto alla cultura italiana ma oggi, quando Santoro la invita facendola disintegrare da Tremonti o Fazio la accoglie facendola disintegrare da se stesso, dimostrano di non volerle bene. O di volergliene in modo sbagliato.
Ecco, a volte, noi dispersi, noi irrilevanti, noi ininfluenti, vorremmo un antro oscuro al riparo da tutto questo; ma poi riprendiamo un filo di forza, un po’ di coraggio e resistenza a bassa intensità e restiamo qui, in muto contatto tra noi, per esserci quando passerà.

Fabrizio Molina

 16 maggio 2011


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