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Un permesso di lavoro UE per lavoratori qualificati

by Redazione

Una “green card” europea sul modello statunitense dovrebbe essere oggetto di una prossima proposta della Commissione dell’Unione Europea, la quale aveva già discusso e incluso tale strumento nel “Piano d’azione sull’immigrazione illegale” presentato più di un anno fa.

In effetti nella maggior parte degli Stati membri si è riscontrata la carenza non solo di lavoratori stagionali ma anche di lavoratori altamente qualificati. Basti pensare che il 54% degli immigrati di prima generazione con una laurea universitaria provenienti dai Paesi MED-MENA (Mediterranean Middle Eastern and Northern African States) risiede in Canada o negli USA, mentre l’87% di coloro che hanno un livello di istruzione elementare, se non addirittura inferiore, o di istruzione secondaria, scelgono l’Europa (CARIM, Mediterranean Migration – 2005 report).

A questo punto si tratta di vedere se, pur rispettando le differenze socio-economiche, normative e gli interessi specifici degli Stati dell’Unione si possa prevedere un regime comune favorevole per selezionare e ammettere alcune categorie di immigrati, per incoraggiarli a scegliere l’Europa. La carta verde rilasciata da uno stato membro sarebbe valida in tutta l’UE nel rispetto delle differenze di accesso ai mercati del lavoro nazionali. L’utilizzo di procedure “agevolate e flessibili” di fronte ad una variabile domanda di differenti categorie di lavoratori ha comunque bisogno – come affermato dalla Commissione – di un efficace sistema di “informazione reciproca sull’immigrazione e l’asilo”, previsto già dal Consiglio UE con la decisione dell’ottobre 2006

Alcuni Paesi compresa la Germania, che ha la presidenza di turno, si sono opposti finora ad una politica comune sull’immigrazione mentre altri come l’Italia, Francia e Spagna hanno fatto appello alla solidarietà europea per contrastare l’immigrazione illegale.

In Italia in attesa della nuova legge sull’immigrazione piccoli passi sono stati fatti con il recepimento della legislazione UE: il d.lgs. 3/2007 (che attua la direttiva europea 2003/109) sui soggiornanti di lungo periodo, il d.lgs. 5/2007 sul ricongiungimento familiare (che attua la direttiva europea 2003/86), il d.l. del 7 febbraio 2007 che elimina l’obbligo dell’extracomunitario, che rimane in Italia meno di 90 giorni, di chiedere il permesso di soggiorno.

Il meccanismo delle quote di ingresso mostra la sua inefficienza di fronte al più volte auspicato e auspicabile incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Bisogna pure considerare la necessità di attrarre lavoratori stranieri qualificati nel nostro Paese e di non farli fuggire – come è successo di recente per lo scienziato russo Bulat Sanditov, borsista alla Bocconi – che ha avuto finora scarso rilievo proprio perché l’Italia rischia di essere solo meta di lavoratori utili al mercato del lavoro, nell’agricoltura, nell’industria pesante, nel lavoro domestico, o in transito verso altri Paesi europei, ma potrebbe anche ospitare anche stranieri che possono dare un contributo all’innovazione e modernizzazione delle nostra attività produttive ed anche alla ricerca scientifica.

Dario Porta

(16 febbraio 2007)


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