SI VERGOGNI SIGNORA SGRENA
by Redazione
Posted on Marzo 23, 2006
Gentile signora Sgrena, nei giorni del suo rapimento a Bagdad, ho trepidato per lei e per la sua vita. La preoccupazione e il fiato sospeso mi hanno fatto sopportare persino i continui servizi televisivi, mandati in onda dalla sede del suo giornale, Il Manifesto, nei quali dovevo sorbirmi le medesime facce che da quarant’anni mi spiegano la Verità, i Gabriele Polo, i Valentino Parlato e persino il suo compagno, che più buffo del nome ha solo la faccia e i discorsi che fa. Quei giorni, ricordo, mi inteneriva anche lui.
Li ho rivisti, poveri compagni: ingrigiti, ripetitivi e incantati come dischi rotti, con gli stessi maglioni di allora, gli stessi pantaloni di velluto, forse con gli stessi eskimo nel guardaroba. Tutto ovviamente più triste di un tempo, più giallognolo, infeltrito e stazzonato, come le loro, le vostre facce.
Mi sono sopportato la medesima liturgia della vostra sinistra sepolcrale quando rapirono Simona Pari e Simona Torretta.
Ho stoicamente tollerato tutto questo, anche quando di fronte al rapimento di un’altra cooperante, sempre donna, sempre giovane, sempre italiana, sempre innocente, ma non appartenente alla cricca, vi siete girati dall’altra parte. Niente sit – in, niente fiaccolate, niente della vostra solita mercanzia.
Ora lei, con quella sua aria da ex fighetta invecchiata, ci dice che a Fabrizio Quattrocchi la medaglia non si doveva.
Perché era un mercenario, dice lei. Lavorava, signora Sgrena, faceva il body – guard. Un mondo e delle persone distanti anni luce dal mio mondo, dalla gente che frequento, da coloro con cui vado in vacanza. Ma il punto non è questo, signora Sgrena, Quattrocchi aveva solo il suo fisico per portare avanti la famiglia. Cos’è che non le garba, signora? Faceva un mestiere che può non piacere, che può pure suscitare ribrezzo, ma era lecito e consentiva anche a gente tipo lei, di fare il proprio lavoro senza essere sgozzata. Sarà per questo che un caffè, magari veloce, lo prenderei con uno come lui, mai con lei.
Si vergogni, signora Sgrena, come mi vergogno io per il breve periodo della mia giovinezza in cui ho fatto ditta con quelli come lei.
Fabrizio Molina
(23 Marzo 2006)
Lascia un commento