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Oltre  200 migranti morti in mare da inizio 2018

by Redazione

Su 1821 arrivi. Le cause: alle ONG viene impedito di soccorrere i gommoni in difficoltà. Vanno rivisti gli accordi con la Libia. Al primo posto la vita delle persone ed il rispetto dei diritti umani.

di Beppe Casucci

 

Sono 1821 gli arrivi di immigrati sulle coste italiane nei primi 18 giorni di gennaio e – purtroppo – i fatti registrano anche oltre 200 morti lungo le coste della Libia. Numeri certo non indicativi della tendenza a lungo termine, ma non per questo meno allarmanti. Mentre ieri si celebrava la Giornata Mondiale del rifugiato (lo ha fatto il Papa con bellissime parole), la Corte Europea di Giustizia chiedeva spiegazioni all’Italia per il rimpatrio forzato di cento Sudanesi, in gran parte potenziali richiedenti asilo. Il sospetto è quello di respingimenti differiti.

In piena campagna elettorale ci si sbrodola sui risultati positivi dell’accordo con la Libia, mentre decine di migliaia di migranti e profughi vengono rinchiusi nei lager libici e sottoposti a violenze, stupri, sevizie come più volte certificato da rapporti di OIM, UNHCR ed Amnesty International. E questo quando non vengono venduti come schiavi dai trafficanti di merce umana, come ha documentato a novembre scorso una inchiesta della CNN. Ma davvero questo prevedono la Convenzione di Ginevra e le normative internazionali a difesa e tutela dei diritti fondamentali della persona? Si possono fare accordi quando si ha la certezza che essi porteranno alla violazione di diritti umani di migliaia di migranti e profughi? Intanto registriamo un’impennata nel numero dei morti al largo della Libia, anche perché alle ONG dotate di imbarcazioni di soccorso viene impedita ogni forma di intervento a favore di barconi e gommoni fatiscenti lasciati a sfidare il Mediterraneo, anche quando un naufragio è in corso. E così registriamo indolentemente 160 morti negli ultimi 3 giorni e oltre 200 dall’inizio di questo 2018. Ormai i migranti morti in mare fanno poca notizia. Eppure qualcuno ha giustamente dichiarato che non ci sono mai stati così tanti morti nei primi dieci giorni dell’anno. Purtroppo queste stragi non si arrestano e le vittime sono destinate ad aumentare spaventosamente perché nel Mediterraneo di fatto non c’è una vera attività di soccorso e la marina libica non brilla certo per efficienza e solidarietà verso chi sta annegando.

Le chiediamo, ministro Minniti, se questa sia la giusta politica da adottare per fermare i flussi migratori: accordarsi con milizie ben conosciute per i loro accordi con i trafficanti e con un governo che non controlla il territorio e che non ha ancora riconosciuto la Convenzione di Ginevra. Abbiamo fatto molto per salvare le vite nel Mediterraneo, non roviniamo tutto con accordi deleteri. Le intese con la Libia vanno quanto meno sospese e le attività di soccorso in mare vanno riprese, ne va del buon nome dell’Italia che tanto ha fatto per salvare vite umane.


Oltre  200 migranti morti in mare da inizio 2018

by Redazione

Su 1821 arrivi. Le cause: alle ONG viene impedito di soccorrere i gommoni in difficoltà. Vanno rivisti gli accordi con la Libia. Al primo posto la vita delle persone ed il rispetto dei diritti umani.

di Beppe Casucci

 

Sono 1821 gli arrivi di immigrati sulle coste italiane nei primi 18 giorni di gennaio e – purtroppo – i fatti registrano anche oltre 200 morti lungo le coste della Libia. Numeri certo non indicativi della tendenza a lungo termine, ma non per questo meno allarmanti. Mentre ieri si celebrava la Giornata Mondiale del rifugiato (lo ha fatto il Papa con bellissime parole), la Corte Europea di Giustizia chiedeva spiegazioni all’Italia per il rimpatrio forzato di cento Sudanesi, in gran parte potenziali richiedenti asilo. Il sospetto è quello di respingimenti differiti.

In piena campagna elettorale ci si sbrodola sui risultati positivi dell’accordo con la Libia, mentre decine di migliaia di migranti e profughi vengono rinchiusi nei lager libici e sottoposti a violenze, stupri, sevizie come più volte certificato da rapporti di OIM, UNHCR ed Amnesty International. E questo quando non vengono venduti come schiavi dai trafficanti di merce umana, come ha documentato a novembre scorso una inchiesta della CNN. Ma davvero questo prevedono la Convenzione di Ginevra e le normative internazionali a difesa e tutela dei diritti fondamentali della persona? Si possono fare accordi quando si ha la certezza che essi porteranno alla violazione di diritti umani di migliaia di migranti e profughi? Intanto registriamo un’impennata nel numero dei morti al largo della Libia, anche perché alle ONG dotate di imbarcazioni di soccorso viene impedita ogni forma di intervento a favore di barconi e gommoni fatiscenti lasciati a sfidare il Mediterraneo, anche quando un naufragio è in corso. E così registriamo indolentemente 160 morti negli ultimi 3 giorni e oltre 200 dall’inizio di questo 2018. Ormai i migranti morti in mare fanno poca notizia. Eppure qualcuno ha giustamente dichiarato che non ci sono mai stati così tanti morti nei primi dieci giorni dell’anno. Purtroppo queste stragi non si arrestano e le vittime sono destinate ad aumentare spaventosamente perché nel Mediterraneo di fatto non c’è una vera attività di soccorso e la marina libica non brilla certo per efficienza e solidarietà verso chi sta annegando.

Le chiediamo, ministro Minniti, se questa sia la giusta politica da adottare per fermare i flussi migratori: accordarsi con milizie ben conosciute per i loro accordi con i trafficanti e con un governo che non controlla il territorio e che non ha ancora riconosciuto la Convenzione di Ginevra. Abbiamo fatto molto per salvare le vite nel Mediterraneo, non roviniamo tutto con accordi deleteri. Le intese con la Libia vanno quanto meno sospese e le attività di soccorso in mare vanno riprese, ne va del buon nome dell’Italia che tanto ha fatto per salvare vite umane.


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