Lettera agli amici di Nell in vista dell’Assemblea
by nslgl.admin
Posted on Ottobre 31, 2014
Le origini, la storia, lo spirito e le prospettive future di Nell. Il Presidente Fabrizio Molina scrive a tutti gli amici.
Sabato 8 novembre dalle 9 alle 13, ci sarà l’Assemblea di Nessun Luogo è Lontano. Ci vedremo in via Bernardino Ramazzini 31 al 6° piano presso la Sala Camperio.
Come si dice in questi casi, vi aspettiamo, ma vi aspettiamo per davvero!
Nell’ottobre del 1998 ci trovammo dal notaio in cinque per costituire Nessun Luogo è Lontano. C’era stato un bel precedente che ci aveva convinto a occuparci d’immigrazione e spesso lo abbiamo raccontato. Quel nome mi era rimasto in mente dalla volta che, nel tempo che ci vuole normalmente per bere un orzo ristretto, lessi lo spudorato libello di Richard Bach, che solo per il fatto di aver spopolato poco tempo prima con Il Gabbiano Jonathan Livingstone – tradotto pure in kazako – si sentiva in dovere di gabbare il mondo con questo dimenticabile raccontino. Che però aveva un titolo che mi piaceva un sacco: Nessun Luogo è Lontano.
Mai avrei pensato allora quanto questo titolo e l’idea che c’è dietro, diventato il nostro nome, ci somigliasse e ci rappresentasse. In esso c’è l’impegno a ricordarci che nessuno e nessun luogo ci è per davvero estraneo, né che sia fisicamente lontanissimo da noi, né che sia immediatamente dalle nostre parti.
Negli anni abbiamo così potuto imparare che l’unica cosa che davvero conti non è il contachilometri, ma la parte dalla quale si decide di guardare il mondo: la nostra non ha mai smesso di essere quella del più debole rispetto al più forte, dell’umile contro l’arrogante, del bene disarmato contro il male seduttivo ma armato fino ai denti. Abbiamo toccato mille volte con mano come esistano parti del mondo dove l’ingiustizia è più profonda e infiamma la reazione di qualsiasi essere umano abbia ancora cuore e dignità, altre mille abbiamo verificato come l’ingiustizia e la sopraffazione ci abitino accanto. Non riesco a dimenticare quel che mi disse Alberto Merenda, un nostro dirigente anni fa,che vive e opera a Castel Volturno, gli stessi posti di Saviano e di Gomorra: “inutile far tanti bei discorsi come fai tu, se poi i servizi sociali mi chiedono aiuto perché trovano in un garage un bambino di cinque anni che contende la ciotola al cane”.
Non dimenticherò mai quelle parole, perché non sono bastate a farmi sentire dalla parte giusta ma, al contrario, mi hanno fatto sentire colpevole di poca azione. Ma di certo sono anche servite, negli anni, a ricordarci sempre che alla parola contro l’ingiustizia, il razzismo, la sopraffazione, dovevamo sempre, sempre, sempre accompagnare l’azione, il contatto crudo e vero con la realtà dei fatti. Oltre a dire sempre la nostra, tutte le volte almeno che avevamo qualcosa da dire, abbiamo in questi anni investito moltissimo nei giovani, animando per più di sedici anni, centri interculturali di educazione permanente alla socialità. Abbiamo da una parte continuato a studiare per cercare sempre meglio di capire e proporre; dall’altra, abbiamo scelto il mondo giovanile come la nostra frontiera, per insegnare per tempo alle donne e agli uomini di domani che la libertà, la dignità, le pari opportunità, la giustizia sociale non sono valori di ieri ma di sempre.
Camminando su questo doppio binario, abbiamo visto ad esempio ciò che cambiava in Italia e in Europa in tema d’immigrazione, ma abbiamo anche visto come cambiavano attorno a noi il mondo giovanile, le famiglie come luogo di affetti ma anche d’indicibili tensioni e sofferenze, nuclei affettivi lasciati soli nella prigione della retorica e dell’abbandono. Abbiamo visto e vediamo ancora la solitudine in cui versa la scuola e la disperante ignoranza con cui le istituzioni continuano a non capire che la scuola più di tutto rappresenta il principale antidoto alla desertificazione sociale.
Vivendo così come cerchiamo di vivere noi, forse si fa un po’ più fatica del consueto, ma hai anche la possibilità di capire che i cinquemila chilometri che separano la nostra Casa di Laura in Etiopia dai nostri Centri giovanili nelle periferie di Roma, sono più brevi di un pensiero. Vivendo così, non vivi mai completamente tranquillo, ma hai la possibilità di capire che c’è una modernità possibile che non passa necessariamente tutta dalla tecnologia e che l’essere umano ha, nei suoi infiniti cambiamenti, qualcosa che resta costante nel tempo, la sua umanità ed il pieno diritto ad esprimerla compiutamente.
Non si riesce a descrivere una storia in poche righe, però si riesce a dare il senso di una posizione, in una realtà che sarà anche confusa, limacciosa, incomprensibile ma che proprio per questo ci chiama ad agire, senza nessuna forma possibile di prepensionamento civile. Diciamoci la verità: certi tormenti esistenziali servono spesso a mascherare pigrizia e opportunismo. Invece, mai come ora, c’è un monte di cose da fare e non aspettano che noi o, almeno, anche noi. Non ne abbiamo voglia? Allora ammettiamolo e basta, senza aggrovigliamenti filosofici ed esistenziali.
Ma se ne avete voglia, se c’è ancora qualcosa che ci lega a ciò che siamo stati o abbiamo cercato di essere, la porta della nostra casa non ha serratura, vi chiediamo di entrare, non da ospiti ma da abitanti. Ci conoscete e sapete cosa potete aspettarvi da noi: siamo brave persone, piene di entusiasmo, che sbagliano infinite volte ma non sbagliamo mai per interesse o per accontentare qualcuno. Come scriveva Enzo Biagi “siamo spesso stupidi, ma mai per conto terzi”. Soprattutto non vi aspettate che sui nostri temi opporremo mai ai forsennati innovatori, un impossibile ritorno al passato. Noi abbiamo la pretesa e l’impegno di contrapporre a un modernismo che non sempre ci convince, un’altra via per la modernità. Non faremo a nessuno il favore di riavvolgerci nelle bandiere di tanti anni fa: la competizione aperta e che ci vede impegnati è tutta sul futuro, sulle proposte di oggi per i problemi di oggi e di domani. Probabilmente ci troveremo ancora una volta un po’ soli: nella semplificazione dello scontro tra rottamatori e vecchi arnesi, noi vogliamo competere con un’altra idea di futuro: come abbiamo sempre fatto. Se riusciremo insieme a fare questo, soli per davvero non saremo mai, perché chi ha da fare e da pensare, non ha tempo per certe sciocchezze. Mia nonna, napoletana saggia diceva “‘a fatica struje ‘o peccato”; non credo ci sia bisogno di tradurre.
Vi do dunque appuntamento a sabato 8 novembre o a quando vorrete voi; sabato è solo un nuovo inizio di cammino. Un cammino, ne siamo certi, che non deve vederci sfiduciati o impauriti; ma capaci di trovare la forza per aiutare nell’immane lavoro che c’è da fare.
Fraternamente, Fabrizio Molina
Inoltre, nel nostro sito, in queste ore potete leggere l’articolo del vicepresidente di Nell, Beppe Casucci su
Dossier statistico immigrazione: il profilo dei nuovi italiani
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