Ministero dell’Interno: indagine sull’Immigrazione
by Redazione
Posted on Ottobre 15, 2007
Nel corso del convegno svoltosi giovedì 11 ottobre: “gli immigrati: chi sono, come ci vedono, come li vediamo” sono stati presentati ufficialmente e dibattuti i dati di una ricerca sociale commissionata dal Ministero dell’Interno. Un’indagine su un campione di 2.000 cittadini stranieri e 1.000 italiani sulle condizioni di vita, le percezioni, le opinioni di ciascun gruppo intervistato.
Come ha sottolineato il sottosegretario Marcella Lucidi, l’indagine rappresenta un’utile strumento di conoscenza su come viene percepito il fenomeno migratorio, il quale ha bisogno di una strategia complessiva che il governo, con una serie di interventi normativi e non, è chiamato a gestire a fronte di dinamiche sociali connesse che si determinano. Le regole che sono oggetto delle riforme dovranno essere fruibili — ha affermato l’esponente del governo — mentre il precorso previsto per l’acquisizione della cittadinanza basato sul binomio opportunità-responsabilità.
Dopo l’illustrazione dei dati è seguito il dibattito.
Il ministro Amato ha evidenziato la complessità del fenomeno e la necessità di non contrapporre gli italiani agli immigrati, dando risalto al fatto che l’identità nazionale italiana è stata il prodotto di culture differenti che si sono sedimentate e confrontate nel tempo. Per questo l’Italia — secondo il ministro — non può adottare criteri rigidi di ingresso, come in Olanda. Discorso differente relativamente all’accesso alla cittadinanza, la conoscenza e la “condivisione” della lingua e delle regole di convivenza sono da ritenere imprescindibili. Infine, viene riaffermata da Giuliano Amato la necessità del superamento della Bossi-Fini, la quale ha favorito l’immigrazione illegale, in particolare agevolando soprattutto il ricongiungimento familiare, in quanto fattore di “stabilizzazione” per i migranti.
Emerge dal dibattito, seguito all’illustrazione dei dati statistici, l’esigenza di una maggiore informazione a fronte di percezioni variegate e contraddittorie degli italiani, di “incerte” e talvolta poco consapevoli opinioni dei cittadini stranieri.
In effetti, le percentuali mostrano una “visione strumentale” dell’accesso alla cittadinanza, come un modo per ottenere più facilmente migliori condizioni di vita o per accedere a diritti e benefici. Il 42,8% dei migranti intervistati si dichiara all’oscuro del disegno di legge di riforma della cittadinanza.
L’indagine appare utile dal punto di vista cognitivo, ma non può eludere e strumentalizzare il dibattito politico sulla riforma in corso.
Il riconoscimento e l’esercizio effettivo dei diritti civili e politici misurano il grado di civiltà di uno stato democratico ed insieme ai doveri denotano l’appartenenza ad una comunità di cui si è parte.
L’appello finale di Amato alla responsabilità dei politici legislatori attende una risposta nel dar seguito agli impegni presi. L’iter parlamentare delle riforme procede a rilento.
(15 ottobre 2007)
Dario Porta
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