Le parolacce

C’era un alto prelato che conobbi anni fa e  frequentai pochissimo, che non poteva soffrire don Ciotti. Non si trattava di una antipatia epidermica – teneva a precisare- c’era il suo bravo motivo, gli rimproverava di dire le parolacce. Organizzavo una manifestazioncina estiva in quel periodo e avevo deciso di invitare Ciotti. Il prelato, che era uno che lì contava, mi diffidò dal farlo. Lo feci lo stesso, mi toccò cambiar città. Tutto avrei fatto nella vita, meno che litigare con le beghine che mi aizzò contro.

Ciaonè, 2 agosto 2006

C’era un alto prelato che conobbi anni fa e  frequentai pochissimo, che non poteva soffrire don Ciotti. Non si trattava di una antipatia epidermica – teneva a precisare- c’era il suo bravo motivo, gli rimproverava di dire le parolacce. Organizzavo una manifestazioncina estiva in quel periodo e avevo deciso di invitare Ciotti. Il prelato, che era uno che lì contava, mi diffidò dal farlo. Lo feci lo stesso, mi toccò cambiar città. Tutto avrei fatto nella vita, meno che litigare con le beghine che mi aizzò contro.

Non so bene perché parto da questo ricordo, forse per precisare che pur non nutrendo particolare simpatia per Ciotti – e soprattutto per gli ex terroristi che oramai spadroneggiano sul Gruppo Abele- non posso rinunciare alla mia scelta politica cavouriana: libera chiesa…, con quel che segue, Chi l’avrebbe detto che oltre il duemila i veri rivoluzionari non sono i no-global, ma un seguace di Camillo Benso?

Concludo con ciò che oggi mi preme, dopo essermi perso in preamboli: Ciotti in questi giorni, critica aspramente chi ha indultato una serie di poveri cristi che si trovano improvvisamente fuori di galera con sacchi della spazzatura in luogo di valige e un kit di sopravvivenza che, ci giurerei, hanno realizzato quelli di S. Egidio. Vuoi vedere che adesso ci sarà un sacco di sinistra d’accordo con quel prelato che dicevo prima?

Ciaonè, 2 agosto 2006