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IMMIGRAZIONE: ORA VOLTIAMO PAGINA!

by Redazione

Forse ci voleva! La batosta di una partecipazione modesta all’elezione dei consiglieri aggiunti per il Comune di Roma era prevedibile ma forse necessaria. C’era bisogno di un’esplosione assordante che ricordasse a tutti che esistono delle regole per la partecipazione, per la rappresentanza politica, per la democrazia che non sono un gioco, neanche se istruttivo.

Già nella precedente tornata avevamo, in buona solitudine, espresso più di un dubbio sul consigliere aggiunto; sul voto per macroaree continentali, sul ruolo poetico forse ma dannoso senz’altro di una figura costituzionalmente inesistente, politicamente irrilevante, testimone di una democrazia concessa, imprestata, elargita anche ma certo non esercitata.

E’ sempre fastidioso dire” noi lo avevamo detto” dunque non lo diremo e ci dedicheremo a sintetizzare la lezione che dovremmo trarre dal tracollo dell’affluenza al voto di ieri( un avente diritto al voto su dieci si è recato alle urne) e che bisogna leggere, sembrerà paradossale, come un fatto positivo. Non perché dà ragione a noi – sarebbe meschino -, ma perché ci dice che, a differenza della partecipazione di quattro anni fa ( che superò il 50%), gli immigrati hanno capito che per quella via non si và da nessuna parte. Essi hanno tacitamente impallinato l’idea buonista e debole di chi ritiene il consigliere aggiunto “un primo passo verso…”, rispondendo a costoro che è stato allora come ora, un primo passo nella direzione sbagliata.

Questo non – voto ci dice che le politiche di integrazione vanno bene e vanno continuate, se è vero che producono consapevolezza e scelte da parte degli immigrati; e che sbaglia, per angustia di analisi e campo visivo limitato chi, come qualche esponente di AN, critica le politiche eccellenti che in tal senso realizza la maggioranza che guida il Comune di Roma. Interessa assai poco se attraverso queste buone pratiche in tema di integrazione, politiche scolastiche di sostegno, iniziative interculturali e di educazione alla convivenza, la maggioranza punti alla visibilità come dicono i citati esponenti dell’opposizione; conta invece che esse sono la parte giusta, avanzata, internazionale delle politiche comunali in tema di immigrazione e convivenza.

Questo non- voto, lascia intatte le molte cose positive, che il Comune fa in tema di sicurezza sociale collaborando con questura e prefettura, sviluppando investimenti nelle periferie per evitare nuove banlieu, nella gestione dei campi nomadi, dosando bene tolleranza e fermezza, come fa o tenta di fare qualunque grande capitale europea.

Questo non – voto premia gli sforzi giganteschi fatti dall’amministrazione capitolina in tema di cultura, a testimonianza del fatto che investire con criterio lungimiranza per dare a Roma un adeguato livello di capitale transnazionale è operazione importante sotto il profilo culturale ma anche di deterrenza rispetto a comportamenti antisociali che fioriscono sempre dove arte, e cultura vengono annichilite.

E se si saprà leggere questo non – voto come un’opportunità insperata, se Roma e chi la guida ne trarrà il coraggio definitivo per promuovere con la forza che ha buone politiche di partecipazione, attraverso le Consulte e non solo, e buone politiche per la rappresentanza vera, allora possiamo sperare in un grande futuro.

Sciagurato chi vorrà baloccarsi con la scusa che il voto amministrativo lo dà il Parlamento: anche ammesso che ciò sia vero ( e non lo è del tutto), allora chiediamo al Comune che faccia un passo ufficiale e forte e reiterato perché le Camere ratifichino subito con Legge ordinaria il capitolo c) della Convenzione di Strasburgo del 1992, che dà diritto al voto amministrativo ai regolarmente soggiornanti da cinque anni. E ci aspettiamo anche che, con coraggio e senza alcuna incoscienza, il prestigio di Roma sia messo al servizio della vera democrazia: si voti in Consiglio la modifica dello Statuto autorizzando il voto nei Municipi alla prossima tornata. Il voto vero, intendiamo. La politica lo bloccherà? Sua la scelta sua la responsabilità. La politica capirà che dopo Faenza, Messina, Genova, Torino, Bologna e tanti altri comuni, forse il tempo di fare sul serio è arrivato? Se sarà così, molti avranno almeno capito perché hanno votato per questa maggioranza parlamentare e non per Giovanardi.

Fabrizio Molina

(11 dicembre 2006)


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