Il Papeete di Trump
Non si tratta di essere prevenuti, checché se ne dica i fatti sono fatti. Matteo Salvini dal Papeete in poi non ne ha azzeccata una. Minacce, promesse, crisi di governo dove doveva suonare ed è rimasto suonato, moto d’acqua della polizia usate per lo spasso di suo figlio, richieste di avere tutto il potere dal popolo e per il popolo. Tutti sapete come sta andando. Gliele suona pure Giorgia Meloni. Giorgia Meloni dico, non il duce in persona, che ci potrebbe pure stare. Ora però si esagera. Sono un suo fiero avversario ma si esagera. Perfino Trump, che con ogni probabilità tornerà a fare il mestiere che faceva prima e che non abbiamo ben capito quale fosse, dopo aver accusato Biden di essere comunista, di avergli sottratto i voti e rubato la merenda, è stato convinto dai suoi strateghi della comunicazione che ha perso perché un certo Salvini nella remota Italia, va in giro con la mascherina con sopra stampato il suo nome. Perdente chiama perdente. Insomma, pare monteranno un ricorso alla Corte Suprema perché Salvini, con la sua mascherata, avrebbe creato confusione nella comunità nera americana inducendola a credere che, votando “the Donald”, avrebbe votato automaticamente anche lui. E questo è considerato troppo pure dagli allevatori dell’Alabama. Io credo francamente che sia una tesi malevola e ingiusta, nel dubbio però suggerirei al Brambilla, al Brambati e al Cerutti, i maggiorenti della Lega, di pagargli un lungo viaggio riposante in terre lontane. Per ora farei solo il biglietto di andata. I soldi, a cercar bene, la Lega dovrebbe averli.
Fabrizio Molina
Lascia un commento