Il nuovo progetto della Lega: Harlem
by Redazione
Posted on Marzo 9, 2011
Il binomio “Lega e immigrazione” sembra inscindibile; un binomio fatto di provocazioni, slogan e messaggi elettorali. Questa volta il nome è “ Progetto Harlem”, una proposta di legge in tema di gestione di attività imprenditoriali, artigianali e commerciali, depositata qualche giorno fa presso il Consiglio regionale della Lombardia.
Da quanto si evince dallo stesso titolo, l’obiettivo è quello di esportare il modello americano della «tolleranza zero» in Lombardia per restituire decoro alle città lombarde. La norma – ha dichiarato Andrea Gibelli, vicepresidente leghista della Regione Lombardia – «servirà per governare meglio il territorio dando alle amministrazioni comunali uno strumento utile anche sul fronte del controllo della sicurezza». Il fine: tutelare le «attività storiche e tradizionali», evitare la formazione di quartieri ghetto con la concentrazione di esercizi commerciali “etnici” in alcune zone della città, perseguire immancabilmente la sicurezza.
Nel testo della proposta non si nominano i cittadini stranieri, ma è lapalissiano il riferimento ai quartieri ad alta densità di immigrati. Come è chiaro che la riqualificazione di alcune aree urbane deve passare – secondo il Carroccio – attraverso una stretta sul proliferare di phone center, gastronomie etniche, centri estetici e parrucchieri che in questo modo potranno essere limitati per legge.
I toni sono da campagna elettorale e il cavallo di battaglia della Lega è sempre il tema dell’immigrazione. Considerazione avvalorata dal fatto che i regolamenti sull’apertura dei negozi esistono già e se anche ulteriori interventi dovessero essere adottati in campo, occorrerebbe prevederli in un contesto più ampio e condiviso.
Ancora una volta, quindi, si agisce discriminando, demonizzando le differenze e acuendo il senso di insicurezza della popolazione con la conseguente proposta di “necessarie” politiche rigide e misure restrittive. Un meccanismo noto che crea indubbiamente consenso.
Al contrario bisognerebbe interagire e includere le diverse realtà esistenti nel Paese attraverso la predisposizione di adeguate politiche di governance che possano far prevalere legalità e coesione e, quindi, reale sicurezza. Ma questo non sempre è diffuso, condiviso e sicuramente rende meno.
Maria Carla Intrivici
9 marzo 2011
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