I BRUTOS

Il grosso del pubblico televisivo, è sempre stato di bocca buona. Trent’anni fa rideva persino con I Brutos, un quartetto davvero tragico, che faceva pensare a dei padri di famiglia disoccupati. Molti ci ridevano, come oggi riescono a ridere perfino di Martufello e dei Fichi d’India. Il tormentone più angosciante, a pensarci anche l’unico, dei Brutos, era quando tre di loro picchiavano il quarto che piangeva. Il più debole, il più disperato. A me e a molti miei amichetti, cadevano le braccia. Ricordo che andavo in un’altra stanza, quelle scemenze mi deprimevano, come quando sentivo raccontare barzellette sugli omosessuali. Oggi ci risiamo. Berlusconi annaspa nell’agonia della campagna elettorale? Picchia sugli immigrati, sui loro diritti e quindi sulla civiltà del Paese che lui vorrebbe ancora governare. Ma gli immigrati non sono i Brutos; per orrendi che possano sembrargli Calderoli e il cavaliere, loro hanno visto di peggio. E sanno attendere, perché questo, per molti, è il loro Paese e già non più quello del cavaliere.