Diritti umani e democrazia
by Redazione
Posted on Luglio 26, 2010
Per qualcuno di noi quello appena trascorso è stato un buon fine settimana, come non accadeva da tempo.
“Felice” è dire troppo, “con un lampo di speranza”, si avvicina di più alla realtà.
Merito della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso del Governo contro la Regione Toscana, che nella sua legge regionale sull’immigrazione ha stabilito che i servizi socio – sanitari vanno estesi anche agli immigrati clandestini.
Ne siamo felici, felici come non lo eravamo da tempo: sabato mattina, letti i giornali, alcuni di noi si sono telefonati, hanno scambiato idee, immaginato progetti per il futuro.
In questa sentenza c’è più di un fatto umanitario, di uno slancio civile, di una riaffermazione del primato del diritto sulla paura, sulle avventure, sulle mascalzonate di chi agita nei giorni pari e in quelli dispari, lo spauracchio dell’uomo nero che porta via i bambini nel sacco.
In questa sentenza c’è una filosofia, una dottrina politica, una visione dell’uomo e della comunità che suona più o meno così: esistono diritti che vanno riconosciuti agli esseri umani in quanto tali; prima che siano cittadini, prima che siano giudicati in regola con il permesso di soggiorno, prima che paghino le tasse e il bollo auto. Sono diritti della persona per il fatto stesso di esserlo.
E tutte le diatribe su quando, come e perché scatti la cittadinanza, non possono cancellare questa semplice verità.
La preminenza dell’essere umano sulle sue categorie è elemento di diritto naturale, è l’habeas corpus della nostra civiltà occidentale ed europea, che è grande se sa essere, come lo è stata stavolta, adeguata alla sua storia e non a ridicole e bugiarde tradizioni celtiche che mescolano razzismo e bagna cauda.
Forse alludeva a questo Giorgio Napoletano quando alla cerimonia del Ventaglio, tre giorni fa in Parlamento, parlando delle «squallide consorterie» della P3, ha soggiunto che «la nostra democrazia ha gli anticorpi per reagire».
Forse voleva dire che ce la possiamo fare, che ce la faremo, a superare e un giorno a dimenticare questi ultimi due decenni di una storia che nemmeno noi italiani, imperfetti e a volte insopportabili, ci meritavamo.
Fabrizio Molina – Maria Carla Intrivici
26 luglio 2010
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