Dinasty
by Redazione
Posted on Febbraio 16, 2006
Non c’è niente da fare, più sei stato in alto e più a lungo, più il rischio di una fine ingloriosa si fa concreto. La fine di una dinastia arriva poi spesso nel modo peggiore: con la perdita irreversibile e integrale dello stile e dell’aplomb che l’hanno fatta grande.
Ciaonè, 25 luglio 2003
Non c’è niente da fare, più sei stato in alto e più a lungo, più il rischio di una fine ingloriosa si fa concreto. La fine di una dinastia arriva poi spesso nel modo peggiore: con la perdita irreversibile e integrale dello stile e dell’aplomb che l’hanno fatta grande. La fine degli Agnelli non si è percepita tanto con la morte dell’avvocato o con l’evidenziarsi dell’incapacità della ditta di tenere il passo con la globalizzazione. E neppure con la relativa diminuzione di giornalisti cortigiani che si affannano in stucchevoli biografie o con i magazzini che si colmano di invenduto. Gli Agnelli finiscono oggi, nella coscienza collettiva che ancora non lo sa. Oggi che il bollettino della casa, La Stampa, decide di pubblicare i resti del luna park americano, le carogne dei figli di Saddam. Come e perchè è potuto accadere? Per qualche miserabile copia in più o senza motivo? In ogni caso promana dal tutto una gran puzza di cadavere.
Ciaonè
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