DDL sicurezza, prosegue l’iter
by Redazione
Posted on Marzo 13, 2009
Lo scorso martedì è ripreso l’esame del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” che, dopo l’approvazione al Senato, passa ora alla Camera dei Deputati.
Il provvedimento prevede numerose modifiche al Testo Unico sull’Immigrazione, il decreto legislativo 286/1998, di cui vengono novellati 11 dei complessivi 49 articoli.
Le modifiche riguardano diversi aspetti delle politiche migratorie dai requisiti per l’ottenimento della cittadinanza italiana per matrimonio a regole più restrittive per i ricongiungimenti familiari.
È stabilito l’obbligo per i cittadini stranieri di sottoscrivere «un accordo di integrazione» con crediti periodici che aumentano o diminuiscono in base al comportamento (il c.d. permesso a punti) e il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo viene subordinato al superamento, da parte del richiedente, di un test di conoscenza della lingua italiana. Viene introdotta, inoltre, la tassa sul rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno da un minimo di 80 ad un massimo di 200 euro.
È confermato il reato di “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato” punito non più con il carcere, ma con un’ammenda da 5mila a 10mila euro e l’espulsione. Per chi rimane in Italia nonostante il foglio di via scatta il carcere fino a 4 anni. Nasce il Fondo rimpatri, finanziato in parte dalla nuova tassa sui titoli di soggiorno, per le spese di rimpatrio degli irregolari e le associazioni culturali e religiose sospettate di terrorismo possono essere sciolte e i relativi beni confiscati.
Particolari critiche ha destato la misura che prevede la possibilità per i medici di denunciare i migranti irregolari che ricorrono alle strutture sanitarie in seguito alla previsione dell’abolizione dell’art. 35, comma 5, del Testo Unico Immigrazione che ne sancisce il divieto.
L’eliminazione del principio di «non segnalazione alle autorità» rappresenta innanzitutto la violazione di diritti umani fondamentali: il diritto alla salute, il diritto alle cure mediche, il principio di non discriminazione. Scoraggiando il ricorso alle strutture del Servizio sanitario nazionale, si paventa, poi, il sorgere di una sanità clandestina e parallela a quella pubblica, con il ricorso a forme alternative di cura inadeguate e mercati illegali che potrebbero sfruttare anche economicamente la situazione, oltre a favorire la diffusione di malattie infettive nel Paese.
Anche la disposizione che elimina dalle eccezioni all’obbligo di esibizione dei documenti gli atti di stato civile o relativi all’accesso a pubblici servizi, come attualmente in vigore, è stata oggetto di gravi denunce. Si teme, infatti, che la novellata norma possa impedire l’iscrizione all’anagrafe del figlio di stranieri in posizione irregolare.
Il provvedimento continuerà il suo iter parlamentare.
È necessario, però, che nel prosieguo dei lavori, alle patologie del sistema si contrapponga una cultura della legalità ancora più forte che, nel prevedere misure di lotta alla clandestinità, coniughi politiche di accoglienza e di rispetto di fondamentali principi democratici e costituzionali.
Maria Carla Intrivici
13 marzo 2009
Lascia un commento