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In morte di Vittorio Foa – Comunicato stampa

by Redazione

IN MORTE DI VITTORIO FOA

Con la morte di Vittorio Foa, siamo più poveri e più soli. Ricordo una mia conoscente, anni fa, neanche particolarmente dotata di brillantezza culturale, che alla fine di uno spettacolo di Eduardo che l’aveva particolarmente impressionata disse: “ c’è gente che dovrebbe essere immortale. Poca, ma c’è”. Io so che una affermazione del genere è forte, ma se c’è qualcuno per cui essa possa valere, questi è Vittorio Foa. Ho conosciuto Foa anni fa da presidente di Nessun Luogo è lontano; credo di poter dire che da quell’incontro sia nata una amicizia, credo sentisse tutta la mia ammirazione, a volte mi è parso di sentire la sua. Partecipò negli anni ad alcune nostre iniziative, credo lo abbia fatto per affetto verso di noi e perché aveva intuito quell’impegno che abbiamo sempre messo nel guardare a ciò di cui ci occupiamo con spirito di vera ricerca, non accontentandoci mai di luoghi comuni molto frequentati. E questo nostro tentativo di ragionare e ricercare non tacendo mai, soprattutto a noi stessi, le scoperte che andavamo facendo soprattutto se scomode per noi, lo abbia indotto a volerci bene. Di sicuro gliene abbiamo voluto noi, gliene ho voluto io. Mi chiamava per cognome e mal sopportava che lo chiamassi “ Professore”, ma non avrei saputo rivolgermi a lui in altra maniera.

Durante i nostri incontri conobbi Sesa, sua moglie e donna di sfolgorante intelletto. Ancora oggi Ella è presidente del nostro Comitato Voto e Democrazia. Spesso mi sono chiesto se Sesa abbia sempre avuto ben chiaro che la nostra stima per Lei, nulla ha a che fare con la stima per Lui. Spesso, soprattutto in questi ultimi anni, i congressi e gli incontri di partito e molti dei nostri, sono stati aperti da Suoi interventi video registrati, nei quali non mancava mai né il lampo dell’intelligenza, né quella garbata ironia che riservava soprattutto a se stesso. Mi raccontava spesso un episodio che mi faceva ridere: era nei suoi anni in CGIL, dopo la prigionia. Ricevette un giorno una accorata e severa telefonata da un presidente di una importante associazione di ex prigionieri politici del fascismo, che lo rimproverava di non essere ancora iscritto. Foa lo ascoltò pazientemente e poi gli chiese perché mai si sarebbe dovuto iscrivere. Il suo interlocutore quasi in preda all’ira gli chiese con tono spiccio:” Ma tu, scusa, non ti consideri un perseguitato dal fascismo?”  “Ah no caro, – ribattè Foa – io sono stato imprigionato non perché perseguitato, ma perché perseguitavo il fascismo”. In questa risposta c’è tutto e per intero il motivo per cui ci manca e del perché siamo più poveri e più soli.

Arrivederci Professore.

Fabrizio Molina

(21 ottobre 2008)


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