Ciao mia carissima Gianna
Riempio in genere questo spazio con graffi alternati a buffonate di vario genere, perché in fondo credo che sia il modo più serio che ho per partecipare senza ammattire a questa vita impazzita.
Oggi no. Oggi parlo di Gianna Bitto che ci ha lasciato. Che mi ha lasciato. Amica mia e amica di tanti tra noi; una che aveva la curiosa abitudine di arrivare sempre molto prima agli appuntamenti. Femminista quando era scomodo più di oggi esserlo, di sinistra sinistra, quando per una donna era molto scomodo esserlo, senza mai perdere per questo la tenerezza; innamorata degli esseri umani senza pietismo e senza bontà in favore di telecamera. Arrivava alle cose, senza volerlo, sempre molto prima di tutti noi. Una volta le chiesi perché, a ben più di 80 anni, avesse deciso di attraversare Roma per partecipare ad una riunione di Nessun Luogo è Lontano sotto peraltro una tempesta di pioggia. E perché in autobus alla sua età. Mi sorrise sorpresa per quella domanda che evidentemente trovava bizzarra. Poi rispose sorridendo: noi di sinistra prendiamo l’autobus. Che lezione, mi diede Gianna. Oltre alla grande politica, bisognava sempre ricordare, secondo lei, che essere di sinistra vuol dire pure prendere l’autobus, non sprecare l’acqua potabile, non scartare né il cibo né gli esseri umani. Forse non basta questo per essere di sinistra, ma senza questo non si è credibili. In fondo Gianna ha vissuto così tutta la sua vita, come se essere di sinistra alla fine fosse semplice e che bastasse volerlo. Simplex sigillum veri.
Fabrizio Molina
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