Chè
by Redazione
Posted on Febbraio 16, 2006
Ci arrendiamo. Ci arrendiamo. Usciamo mani alzate, non sparate! Vecchi ex giovani comunisti, ex giovani cattolici col vezzo della democrazia. Ex giovani e basta che per il solo fatto di esserlo stati almeno una volta, hanno avuto almeno una speranza.
Ci arrendiamo. Ci arrendiamo. Usciamo mani alzate, non sparate! Vecchi ex giovani comunisti, ex giovani cattolici col vezzo della democrazia. Ex giovani e basta che per il solo fatto di esserlo stati almeno una volta, hanno avuto almeno una speranza. Hanno nutrito magari un milione di anni fa, qualcosa che valesse la pena di essere creduto, di essere sperato.
Errori? Ne abbiamo fatti milioni. Sempre per eccesso, mai per difetto.
Ci siamo identificati spesso in cose sbagliate ma per scopi giusti. I Beatles e il Concerto per Bangladesh, Luther king e Fidel Castro. Icone delle nostre speranze. Sia chiaro, spesso da figli di papà. Ma non solo. Molti sono morti, altri è come se lo fossero.
Ci avete impallinato, ultimo in ordine di tempo, il leader maximo, Fidel Castro. Dovevamo accorgercene. Non abbiamo saputo, non abbiamo voluto.
Rimane oggi, come una foto improvvisamente più sbiadita e più sgranata, Ernesto Chè Guevara. Il Chè, non vi chiediamo di capirci, è stato l’immagine dell’ingenuità di tutti noi. Una guida dentro e fuori del tempo per tre generazioni.
Basta che diciate che insidiava la sua domestica e il mondo vi crederebbe.
Non fatelo, ci fareste l’ultimo male. Siamo ormai quasi tutti in pensione, quelli che non si sono venduti.
La storia e il tempo faranno il resto. Non c’è male che possiate farci, che non siamo stati in grado di farci, e meglio, già da soli.
Ciaonè
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