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Berlusconi, Fini e il voto agli immigrati

by Redazione

Quando nel 2004, in un convegno al Cnel, Fini affermò che i tempi erano maturi per il voto amministrativo agli immigrati, ci fu il parapiglia. Bossi cominciò a eruttare come uno sconcio vulcano e la sinistra, che già a quei tempi festeggiava i vent’anni dalla sua ultima battaglia sui diritti civili, non trovò altro di meglio da dire che Fini aveva fatto una mossa astuta e consapevolmente priva di conseguenze. In altre parole accusò Fini di aver fatto bella figura con poco. Berlusconi reagì negativamente, ma solo dopo un paio di giorni: gli capita sempre quando non si parla di televisioni, di Milan o di belle donne.

Chi sa di politica prese quella affermazione come andava presa: un sasso tirato nello stagno fetente della politica nazionale, cercando, per quel poco che si può, di innovare un tantino le cose. Gli credette chi sa che la politica si giudica dai comportamenti e non dalle intenzioni sottostanti e sempre misteriose. Gli credette chi aveva seguito i meriti di Fini nella morte del vecchio MSI, la svolta di Fiuggi, l’emarginazione di piccoli e grandi dirigenti del partito pieni di voti e di nostalgie.

Ora il problema si ripropone. Ad un convegno in Umbria, Fini torna sull’argomento e dice che occorre aprire al voto amministrativo per gli immigrati. In sé non pare una proposta molto di sinistra visto che l’Europa ha adottato una Convenzione in tal senso fin dal ‘92 e che nell’habeas corpus del diritto americano si prevede che no taxation withaut rappresentation. E considerato, soprattutto, che la sinistra in Italia non c’è più e che mai si è sognata di fare davvero una battaglia per il diritto di voto.

Qual è stata la reazione alla proposta Fini? Bossi ha cominciato a eruttare come uno sconcio vulcano, la sinistra che è giunta a venticinque anni dall’ultima battaglia sui diritti civili applaude Fini nella speranza di trovare un leader per quando verrà fatto fuori quello che eleggeranno a ottobre. Berlusconi, ha farfugliato qualcosa ma non trattandosi di televisioni, Milan e bele tùse, gli ci vuole un po’ di tempo. Tutto come allora! Viene da credere che tra cinque anni o dieci, dovremo rivedere la stessa scena.

Bisogna accettare in via definitiva un fatto che abbiamo già scritto nei giorni scorsi: l’Italia è un Paese con l’Alzhaimer, governato da gente con l’Alzhaimer a cui si oppone gagliardamente gente con l’Alzhaimer e dunque abbiamo problemi. Ma occorre resistere, occorre credere che i cicli di vita prima o poi si concludono per tutti e che forse persino qui da noi potrebbe esserci un nuovo Rinascimento. Promosso magari da stranieri regolarmente soggiornanti, pazienti con noi, come ogni buona badante.

Fabrizio Molina

8 settembre 2009


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