Il fornaio di Lampedusa e il birraio di Preston
by Redazione
Posted on Marzo 30, 2011
Cosa induce la famigliola che a Lampedusa gestisce un piccolo forno a trasformare la propria vita al punto di decidere di fare la rivoluzione? I fatti: di Lampedusa sappiamo tutto…tutto quello che hanno deciso che possiamo sapere. Un mix mortale di incompetenza politica, miopia, localismo straccione di molta parte di Italia e sguardo impotente sul tramonto irreversibile della società occidentale. Mi scuso, ma non è questo il momento dei giudizi a tinte pastello.
In questo clima si segnala il fornaio di Lampedusa, che ogni giorno offre per due euro minestrone a centinaia di donne e di uomini, aggiungendoci gratis una baguette.
So bene che non è così che si risolveranno i problemi, ma è grazie soprattutto a lui e a quelli che gli somigliano che sposteremo la nostra notte un pochino più in là. Mio caro signore, vorrei esserle amico, però mi accontento di dirle che c’è in giro, persino a Varese, gente che un po’ le somiglia. Sia forte, lei non è solo. Non del tutto almeno.
Perché il birraio di Preston? La storia narrata e così intitolata da Andrea Camilleri sembra avere in comune con il fornaio di Lampedusa solo il teatro dove si svolge, la Sicilia.
Non è così. La trama del birraio non parla né di sbarchi, né di campi di trattenimento, però le somiglia nell’essenziale. Il piccolo Gerd Hoffer, alzatosi dal letto per paura di bagnarlo di pipì ed essere punito, si affaccia alla finestra della sua cameretta da cui vede un chiarore dalla parte di Vigata ( la stessa di Montalbano) e capisce che quello non può essere il bagliore dell’ alba ma un incendio. Avverte il padre che, inventore di una nuova macchina a vapore per spegnere gli incendi, corre entusiasta verso Vigata per sperimentare la sua invenzione. Mentre corre in auto strombazzando come un’ ambulanza chiede ad un contadino come si sia prodotto l’ incendio. L‘uomo gli risponde come credo si potrebbe rispondere anche riguardo ai perché del disastro di Lampedusa: “ Pare che la soprano ad un certo punto stonò”.
Fabrizio Molina
30 Marzo 2011
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