IL BUIO E L’ALBA
by Redazione
Posted on Marzo 21, 2011
Pare che il buio sia sempre più profondo e scuro subito prima dell’alba. Se fosse vero, saremmo autorizzati a sperare ad un nuovo inizio per l’umanità; che potrebbe cominciare tra poco, forse pochissimo, proprio quando in molti, me compreso, cominciavano a pensare che come genere umano non ne avremmo avuto per molto.
Ci ho cominciato a pensare quando il Corno d’ Africa ha cominciato a franare nei suoi tradizionali assetti di potere: Tunisia, Egitto, Libia e perfino il lontanissimo Yemen e magari presto, magari prestissimo, perfino l‘Iran. E la frana non assomiglia per nulla ad un tradimento di palazzo come ce ne sono stati tanti in quei luoghi, ma rappresenta un sollevamento di popolo, di giovani, di navigatori internet. Scrissi tempo fa, su questo sito, in occasione del voto delle donne afgane che la democrazia è per i poteri dispotici il seme del tamarindo, se ti distrai un attimo e lui fiorisce, nessuno potrà più dimenticare. Non potranno più dimenticare che esiste anche il dissenso, la parità, la giustizia e, soprattutto, la libertà. Puoi recidere la pianta uno, due, cento volte ma ricresce, i giovani dialogano tra loro, leggono, si scambiano informazioni.
Ma accade anche molto altro: con Fukushima, cade rovinosamente il mito del turbocapitalismo, dello sfruttamento di se stessi, del mito nipponico e non solo dell’efficienza che tutto supera, tutto cancella, tutto compra e tutto vende. E che poi così efficiente non è. Il dolore immenso di un popolo diverrà forse energia per lasciarsi per sempre alle spalle la disumanità dei lavoratori fuori sede che non avendo il tempo di rientrare a sera nelle loro case, dormono in loculi come fornetti cimiteriali affittandoli a pochi yen. La caducità fragile e indifesa degli spiriti animali asiatici va ad ingrossare l’immane messe dei fallimenti di un sistema inumano, che relega l’uomo a sottospecie di merce invenduta per la quale persino lo stoccaggio in magazzino risulta antieconomico.
Il fallimento disperato e letale del nucleare giapponese evoca i fallimenti delle bolle speculative scoppiate, del mito ridicolo delle tigri asiatiche, della crescita illimitata, del mercato che non ammette regole. Si unisce in una ideale catena dei fallimenti al capitalismo compassionevole e dell’esportazione della democrazia di Bush il giovane, alla crisi dei bond argentini, al fallimento americano dei mutui e delle carte di credito cedute un tanto al chilo. Pare preconizzare la sindrome cinese che potrebbe scoppiare con esiti impensabili e una Russia che dio solo sa cosa covi.
E come sperare di superare questo immane macello? Io credo che il mondo ne abbia le possibilità, mi pare di sentire un refolo di aria nuova, un certo non so che, che non sai cosa sia ma sai che c’è e che preannuncia certe buone giornate. Quello che mi fa sperare in bene è questa diffusa domanda di verità che sale da tante parti del pianeta; una verità che non tollera più risposte ideologiche ma logiche, non fondamentaliste ma fondamentali, non tranquillizzanti ma credibili. E chi sa chiedere la verità chiede la libertà di scegliere, e chi può scegliere può migliorare il proprio destino.
Fabrizio Molina
21 marzo 2011
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