Domandare è lecito, rispondere è cortesia
by Redazione
Posted on Novembre 17, 2009
Nel clamore infernale di questo nostro tempo, un po’ di grida manzoniane sulla immigrazione ci stanno sempre bene. Intendiamoci, non mi piace la politica della maggioranza sull’immigrazione, e ancor meno mi piace che io, per sentir dire qualcosa se non di sinistra almeno di civile, debba pormi in ascolto di Gianfranco Fini.
Chiarimenti preliminari: voto il centro-sinistra da molti anni e sono antifascista da quando ho cominciato a capire cosa ciò significhi; per questi motivi detesto il centro-sinistra. Non gli perdonerò mai di costringermi a provare un amore senza stima. Non stimo la sua retorica, la sostanziale codardia, la doppiezza che da Togliatti in poi non l’ha più abbandonato. Detesto il suo stare sprofondato nei divani morbidi dei salotti buoni, il suo apprezzare e civettare solo con i preti e i cattolici che dicono docilmente ciò che loro dicono. E disprezzo me stesso perché finora non ce l’ho ancora fatta a non votarlo più; prigioniero, evidentemente,del mio passato e delle mie ubbìe. Mi detesto perché mi faccio l’alibi che dall’altra parte c’è Berlusconi e dunque…Mi detesto perché la mia è una fedeltà senza amore e dunque sciocca e insensata; come colui che non interrompe un matrimonio finito per paura di dover ricominciare e permane in un orrido tran tran. Con la scusa dei figli, magari.
Se la politica di Berlusconi non mi piace e del centro-sinistra penso ciò che ho appena detto, continuo, come faccio da sempre, ad andare nudo verso la mèta. Ma la lunga consuetudine ad essere solo mi aiuta a non provare spavento, perché la conosco e dunque non la temo. Questi miei dolori, quelli cioè di un Werter nemmeno più giovane, nascono da un disagio ulteriore e connesso a ciò di cui mi occupo, l’immigrazione.
A tal proposito levano le grida manzoniane di cui sopra Don Colmegna da Milano, Don Ciotti da Torino e diversi altri; si affacciano da giornali che gli vogliono bene per dire che il processo breve è scandaloso perché esclude dal beneficio della prescrizione gli immigrati clandestini. Premesso che è difficile polemizzare quando si è d’accordo, preciso sommessamente che il problema è un altro. La proposta sul processo breve, così come è concepita, non va bene e basta. Non va bene perché essa non è tutela per il Parlamento ma salvacondotto per pochi a danno di molti; non va bene perché nega ciò che è scritto nelle aule di ogni tribunale e cioè che la legge è uguale per tutti; non va bene perché non si può far finta di volere rendere efficiente la giustizia quando non si danno ai magistrati antimafia le scorte, ai cancellieri la carta su cui scrivere, alla polizia la benzina per le auto. Non va bene, perché come ogni privilegio voluto per sé da chi comanda, rende difficile a qualunque madre, a qualsiasi padre, insegnare ai figli buone cose in cui credere.
Per questo non va bene: ti pare Don Virginio? Ti pare Don Luigi?O non va bene solo per il pezzetto che vi riguarda? E se, mettiamo il caso, il pezzetto sui clandestini venisse risolto, vi andrebbe bene il resto o magari girereste lo sguardo verso una delle mille cose di cui vi occupate? Un pò come fu per la legge Bossi – Fini e poi per tutti i decreti che ne sono seguiti: incassata l’eccezione sul permesso di soggiorno alle badanti, l’esimio mondo cattolico si è preso un po’ di vacanza?
Non mi piacete e non mi piace lo zuccheroso lobbismo buonista; non mi piace che reclamiate giustizia e non abbiate sufficiente cultura della legalità. Mi piace quasi sempre ciò che fate ma non mi piace mai quel che dite. E il fatto che ci sia di peggio non giustifica e non spiega nulla. Non più, ormai. E vi dico tutto questo con sofferenza; la sofferenza di un cattolico che, come scrive Vito Mancuso, di certo non”è” la Chiesa ma spera di essere “nella” Chiesa.
Fabrizio Molina
17 novembre 2009
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