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Parlamento europeo: diritti e pena di morte

by Redazione

Ieri è stata approvata dal PE, a larga maggioranza, una risoluzione sostenuta dai principali gruppi i politici con la quale condanna fermamente «la brutale repressione dei dimostranti tibetani» da parte delle forze di sicurezza cinesi e «tutti gli atti di violenza» avvenuti in Tibet e invita ad avviare «un’indagine aperta e indipendente», da svolgere sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Relativamente ai Giochi Olimpici l’Assemblea chiede ai leader europei di prendere una posizione comune sull’ipotesi di boicottaggio, invitandoli a non partecipare alla cerimonia di inaugurazione nel caso non ci sia una ripresa del dialogo per un accordo politico sull’autonomia del Tibet.

Riguardo agli stessi temi il Comitato affari esteri del Parlamento europeo ha adottato – il 2 aprile scorso – la bozza di rapporto sui diritti umani nel mondo per il 2007.
La relazione, redatta dal parlamentare europeo Marco Cappato, si occupa della situazione dei diritti umani nel mondo e valuta gli sforzi dell’Unione Europea nel promuoverli attraverso le sue politiche, esaminando in particolare la questione della pena di morte e dei diritti dei minori e delle donne.
Sulla pena capitale l’adozione alle Nazioni unite di una risoluzione in favore di una moratoria è definita come un passo nella giusta direzione di una sua definitiva abolizione, non solo in Europa ma anche in tutto il mondo.
Per quanto riguarda i diritti delle donne si sottolinea l’importanza di lottare contro ogni forma di discriminazione e violenza compresi gli aborti selettivi di genere, le mutilazioni genitali e i matrimoni forzati. Sono stati oggetto di particolare attenzione nel documento alcuni Paesi: la Cina per la situazione attuale dei diritti umani, Paese che ha il più alto numero di esecuzioni al mondo e dove tutte le promesse fatte in materia di tutela dei diritti sono per ora rimaste tali; riguardo all’Iran continuano le violazioni delle libertà di espressione e di riunione, il rapporto mette in evidenza anche il crescente uso della pena di morte e le centinaia di arresti in questo Paese sulla base di “comportamenti immorali”, per questo i parlamentari europei ritengono necessaria la ripresa del dialogo con i governanti iraniani sui diritti umani, interrotto nel corso del 2007.

Altri Paesi messi a fuoco dal Rapporto sono: la Russia, il Sudan (Darfur), la Birmania, il Pakistan e l’Uzbekistan. Alcuni Stati europei sono stati oggetto di critica in riferimento alla Corte internazionale penale, specificatamente la Repubblica Ceca che è l’unico Paese UE a non aver ratificato lo statuto di Roma, che istituisce la Corte Penale Internazionale, e la Romania, a cui è richiesto di annullare l’accordo bilaterale con gli USA sull’immunità rispetto alla Corte stessa.

Infine, il Comitato invita il Consiglio europeo a coinvolgere il PE su tutte le questioni relative ai diritti umani in rapporto con i Paesi terzi e sostiene la necessità di quantificare con specifici indici l’efficacia delle politiche promosse dall’UE.
“La promozione della non violenza” dovrebbe essere, afferma l’autore del documento, una priorità nella politica europea in difesa dei diritti umani e della democrazia, per questo afferma l’importanza di dichiarare il 2010 “Anno europeo della nonviolenza”.

Dario Porta

(11 aprile 2008)


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