Pd e immigrazione: un buon inizio
by Redazione
Posted on Febbraio 28, 2008
Nel programma del Partito Democratico si parla di politiche migratorie. Nel capitolo dedicato alla Stato sociale lo slogan è “Governare l’immigrazione per non subirla” con l’affermazione della necessità di un “patto di cittadinanza” con gli stranieri e la centralità del riconoscimento del diritto di voto amministrativo a tale potenziale elettorato.
Nell’ambito di una programmazione imperniata su una corretta lettura del fabbisogno di forza lavoro e di sostenibilità sociale dei nuovi ingressi, occorre, inoltre – si legge nel programma – incoraggiare l’afflusso di lavoratori con profili professionali di qualità e introdurre una modalità d’ingresso sponsorizzata. Si deve procedere all’estensione della durata dei permessi di soggiorno e alla semplificazione delle modalità dei rinnovi, passando la responsabilità delle procedure, in quest’ultimo caso, ai comuni. L’obiettivo è favorire la regolarità dell’ingresso e della permanenza nel Paese e contrastare duramente la clandestinità e la criminalità, anche attraverso provvedimenti di espulsione più efficaci ed effettivi.
Indubbiamente un “atto di coraggio” da parte del Pd l’aver inserito nel programma la politica dell’immigrazione, anche se non esplicitamente individuabile nei dodici punti.
Un tema quello dell’immigrazione che è sicuramente scomodo, scottante. Nell’affrontarlo c’è forse timore di perdere consensi, voti, motivo per cui si preferisce ignorarlo oppure trattarlo consapevolmente in modo inadeguato attraverso la criminalizzazione dello straniero, con un’inopportuna e nociva mancanza di “compostezza politica e culturale”.
Presa di coraggio del Pd, dunque.
Dopo un’affermazione, però, occorre andare avanti, renderla concreta. Bisogna accogliere le proposte, anche quelle più scomode, e lavorare per creare percorribilità parlamentare, per riformare realmente, per governare razionalmente.
Noi condividiamo e sosteniamo questa scelta e faremo pressioni in tal senso. La legge Bossi-Fini va riformata al più presto e occorre dare centralità ai diritti civili e politici, attraverso il riconoscimento del diritto di voto ai cittadini stranieri non comunitari, procedendo alla ratifica del Capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 1992.
Ci saremo, quindi, nei prossimi giorni, quando si parlerà di immigrazione, così come agli altri incontri del Pd, per affermare alcuni passaggi, discutere e ridiscutere sulle questioni, per dare il nostro contributo. Ma ci saremo con lo spirito critico che ci contraddistingue e che, come già altre volte, ci ha portato a condannare dichiarazioni e atteggiamenti propagandistici e autoreferenziali sia a destra che a sinistra.
Maria Carla Intrivici
(28 febbraio 2008)
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