La dinamica virtuosa dei diritti e dei doveri
by Redazione
Posted on Luglio 25, 2007
Ieri sono stati resi noti i dati di una ricerca sociale sull’Immigrazione in Italia, commissionata dal Ministero dell’Interno. Un’indagine condotta, nei primi mesi del 2007, su di un campione di 2.000 cittadini stranieri e 1.000 italiani per verificare le condizioni di vita e le opinioni di entrambi.
Dai risultati ottenuti, si evince una sorta di “disinteresse” da parte dei cittadini stranieri ai diritti di cittadinanza. La cittadinanza sarebbe vista solo come “un traguardo funzionale”, cioè uno strumento per raggiungere migliori condizioni di vita e un accesso più semplice ad altri benefici. Scarsa risulta anche la conoscenza della normativa in materia e solo il 47% condivide il disegno di legge Amato che riduce a 5 anni il periodo di tempo necessario per acquisire la cittadinanza.
Preoccupati più del lavoro, infine, soltanto pochi hanno una reale aspirazione a poter votare.
Ammesso che l’indagine rappresenti realmente i bisogni e le aspettative della popolazione straniera in Italia o di una parte di essa, è necessario che dati di questo tipo mantengano un valore cognitivo.
L’esigenza di non polemizzare con i numeri, con il rischio di strumentalizzarli al fine di influenzare il dibattito politico di riforma in corso, non va sottovalutata.
I diritti civili e politici sono diritti fondamentali, direttamente connessi con il grado di civiltà di uno Stato democratico, che, quindi, come tali, vanno riconosciuti a prescindere dall’attenzione con cui sono individualmente percepiti.
Il percorso politico e di riforma normativa per l’affermazione dei diritti di cittadinanza, di rappresentanza e per una più ampia ed effettiva partecipazione alla comunità di cui si è parte deve continuare indipendentemente dal grado di importanza con cui le esigenza vengono singolarmente avvertite: la “timida” percezione non può, in alcun modo, essere presa a pretesto per interromperne il processo di affermazione.
La dinamica virtuosa dei diritti e dei doveri, in una democrazia liberale, denota l’appartenenza ad una comunità politica e comporta, al contempo, la titolarità stessa di una serie di diritti, riconosciuti e garantiti dalla comunità medesima; dinamica che non può essere subordinata agli indicatori mercantili gradimento/non gradimento: i diritti rappresentano non solo la tutela dell’individuo, ma anche la qualità collettiva della vita democratica che c’è ed esiste come acquisizione stabile di cultura della convivenza e non come eccezionale attenzione a questo o quell’aspetto del patto sociale.
(25 luglio 2007)
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