Verso il nuovo sistema dei Cpta

Recentemente il Ministro dell’Interno, Giuliano Amato, ha emanato due direttive relativamente al riordino del sistema dei Centri di permanenza temporanea ed assistenza (Cpta).
Con la prima, il Capo del Viminale ha disposto la soppressione dei Centri di permanenza temporanea ed assistenza di Brindisi, Crotone e Ragusa e l’avvio di un approfondito studio sulle altre strutture – in particolare quelle di Torino, Bologna, Modena e Gradisca d’Isonzo (Gorizia) – in vista di ulteriori ed eventuali soppressioni o riqualificazioni, anche in funzione di una diversa missione istituzionale di esse.

Anche i Centri di identificazione (Cid) saranno oggetto di una rivisitazione e riqualificazione così come i Centri di accoglienza (Cda), misure ed interventi volti ad «un miglioramento degli standards di ospitalità attualmente previsti, con particolare attenzione al rispetto dei diritti e della dignità delle persone e garantendo, altresì,   l’unità dei nuclei familiari» – come si legge nel comunicato stampa del Ministero.

Con la seconda Direttiva, il Ministro ha invitato i Prefetti ad assumere nuovi criteri per l’accesso alle strutture per garantire «la più ampia trasparenza e conoscenza dell’attività e dei servizi resi agli ospiti».
Sarà, inoltre, consentito l’accesso in tutti i Centri di accoglienza, identificazione e permanenza temporanea ai rappresentanti delle organizzazioni umanitarie internazionali e nazionali, ai rappresentanti degli enti locali e ai giornalisti dietro autorizzazione; il tutto nel rispetto della privacy degli ospiti e senza creare intralcio alle attività svolte al loro interno.

Si anticipa in tal modo quanto previsto dal Testo Amato – Ferrero, approvato lo scorso mese dal Consiglio dei Ministri. Il progetto governativo, che andrà a modificare il Testo unico sull’immigrazione, di cui al d.lgs. n. 286/1998, dispone – sulla base della conclusioni della Commissione De Mistura – il superamento dell’attuale sistema dei Cpta attraverso la riduzione del numero dei soggetti destinati alle strutture, agevolandone un conseguente e progressivo svuotamento, anche grazie al nuovo modello delle espulsioni e dei rimpatri volontari.

Secondo la riforma, i Centri non dovranno più essere un proseguimento del carcere in altra forma. Esisterà un numero limitato di Cpta destinati esclusivamente al trattenimento degli stranieri da espellere che si sono sottratti all’identificazione. I migranti individuati sul territorio nazionale in condizioni di irregolarità e di bisogno saranno, invece, accolti in «strutture di accoglienza vera e propria», diverse dalle attuali strutture e non a carattere detentivo, nei quali la permanenza avrà durata limitata.

L’obiettivo è, quindi, quello di garantire un sistema più articolato e differenziato dei Centri, con il potenziamento di sedi e strumenti efficaci per l’assistenza, il soccorso, ma anche con il prevedere, parallelamente, appositi e, numericamente ridotti, luoghi per l’identificazione degli irregolari destinati all’espulsione, e ciò attraverso una necessaria e profonda azione riformatrice volta ad assicurare trasparenza e rispetto dei diritti umani al loro interno.

Maria Carla Intrivici

(14 maggio 2007)