Violante: l’identità va accertata
by Redazione
Posted on Novembre 16, 2006
Il dibattito politico italiano in materia di immigrazione è incentrato, in questi giorni, sulla proposta di legge presentata dagli onorevoli Luciano Violante e Pietro Marcenaro (Ds).
Il testo prevede l’obbligo di impronta digitale per tutti gli stranieri, rilievi fotografici e dattiloscopici per chi sia sprovvisto di documenti di identità e l’arresto obbligatorio – fino a sei anni – per chi fornisce false generalità e per chi pratica l’alterazione o la mutilazione delle creste papillari dei polpastrelli per impedire la propria identificazione, introducendo, in questo ultimo caso, una nuova figura di reato.
Il senso del provvedimento è quello secondo cui «per garantire la grande maggioranza di immigrati onesti – afferma l’ex Presidente della Camera – e per stabilire una più netta linea di demarcazione tra questo tipo di immigrazione e quella di carattere criminale è necessario introdurre nuove norme che assicurino in modo indiscutibile l’identità delle persone immigrate, così come è assicurata l’identità dei cittadini».
La proposta – come era prevedibile – ha destato molto scalpore in tutto il panorama politico, suscitando pareri contrastanti nella maggioranza, in cui non sono mancate voci fortemente critiche, e perplessità in una parte dell’opposizione che non ha notato veri spunti di novità rispetto alla legislazione vigente. C’è, ancora, chi ritiene che le politiche migratorie e di inclusioni sociale non possano procedere attraverso l’inasprimento delle pene e chi, al contrario, sostiene la necessaria predisposizione di tali misure per esigenze di legalità e sicurezza.
In effetti è in aumento il numero di clandestini o illegali che ricorrono all’abrasione dei polpastrelli per evitare l’identificazione e l’arresto e questo soprattutto da parte di stranieri dediti alla microcriminalità urbana, come i recenti fatti di Torino e del cosiddetto “Tossic Park”dimostrano.
La questione è scottante.
Eccessiva severità delle misure previste o meno, esiste, in ogni modo, un problema di legalità e sicurezza o, comunque, una diffusa percezione di esso. E il fenomeno migratorio va gestito anche predisponendo degli interventi che tengano conto di questo aspetto. Anche perché il comune senso di insicurezza inevitabilmente si intreccia con i processi inclusivi e di integrazione all’interno della comunità. Pratiche e comportamenti illegali ad opera di cittadini immigrati, acutizzano la percezione del “diverso” che tende ad essere semplicisticamente identificato con il deviato, con facile binomio straniero – criminale. Condizione questa che rallenta ovvero compromette i processi integrativi producendo dinamiche di esclusione sociale ed emarginazione.
Le politiche di accoglienza perché possano essere efficaci necessitano di una crescita della cultura della legalità.
Il dibattito ora spetta alle Camere.
Maria Carla Intrivici
(16 novembre 2006)
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