CITTADINANZA AGLI IMMIGRATI: SPERANZA SENZA CERTEZZA
by Redazione
Posted on Luglio 27, 2006
L’esplosione del caos parlamentare coglie l’Italia con le valigie spalancate e i biglietti aerei già pagati. Dopo i tre mesi trascorsi dalle elezioni in cui deputati e soprattutto senatori, non hanno neanche quasi mai varcato il portone delle Camere, improvvisamente è scoppiato il finimondo: il decreto Bersani, l’Afghanistan, l’Indulto. Tre provvedimenti, tre fiducie. Bella media.
Tutto ciò con gli inevitabili aspetti collaterali: le proteste dei tassisti, le serrate dei farmacisti, le contorsioni della sinistra radicale, la mina Di Pietro e così via.
Tutto questo terremoto senza che l’opposizione abbia quasi mosso un dito: un po’ perché non sa, un po’ perché non può!
In questo panorama piuttosto complicato restano sullo sfondo molte importanti questioni, tra le quali quelle relative all’immigrazione e alle iniziative necessarie per un accettabile governance del fenomeno.
Nell’articolo di ieri apparso su questo sito e su votoedemocrazia.org, Maria Carla Intrivici dà conto in modo analitico e razionale delle importanti decisioni politiche assunte in Consiglio dei Ministri in merito alle proposte Amato- Ferrero:decreto flussi (divenuto fatto politico per il restringimento inusuale dei tempi), modifica profonda della Bossi-Fini, non restituzione del bonus bebè, dimezzamento dei tempi di permanenza per accedere “ automaticamente” alla cittadinanza.
Una rivoluzione! Anche se aspettiamo di leggere le carte ufficiali di cui ancora non si dispone, non c’è dubbio che si tratterebbe di una rivoluzione riformista che ha almeno due meriti soggettivi oltre a quelli oggettivi delle novità che introduce: il primo è che mette nella sua ipotesi di riforma un valore aggiunto di natura pedagogica, dando dell’immigrazione una lettura diversa da quella terrorizzante molto diffusa e la tratta per quello che è: un rilevante aspetto dell’ingegneria sociale contemporanea. In secondo luogo, queste proposte hanno la forza, non scontata, di guardare con compassione e distacco le fanfaluche autoreferenziali di chi fa demagogia con l’apertura totale e indiscriminata dei nostri sistemi- Paese, senza poi avanzare uno straccio di proposta che stia in piedi.
Per noi la traccia Amato non si può non seguire; soprattutto in tema di cittadinanza. Il dimezzamento dei tempi aprirebbe la strada a ciò che con la Campagna Democracy Building, col Manifesto dei Giuristi, con la Carta di Frascati, con la creazione del Comitato Nazionale Voto e Democrazia e con il disegno di legge che abbiamo offerto alle forze politiche, diciamo da tre anni. Cittadinanza vuol dire vita del diritto e dei diritti, vuol dire ampliare il numero di quanti giocano a favore del sistema e della legalità, vuol dire aprire alla (vera) rappresentanza.
Se queste proposte Amato le avesse scritte e si potessero sottoscrivere, correremmo a firmarle.
Detto ciò è lecito porre delle domande? Possiamo chiederci ad esempio se, con le performances che la maggioranza parlamentare sta dando in questi giorni sulle questioni ricordate in apertura, possiamo davvero andare in vacanza perché il Lodo Amato veglia per noi?
Possiamo fare finta di non trepidare e domandarci che si fa se non ci sarà la maggioranza per ratificare il Lodo Amato?
La domande sono retoriche e la risposta scontata: no, non possiamo! Non possiamo perché tutto quanto accade in questi giorni ci dice, alternativamente, che una maggioranza c’è e non c’è, oppure che c’è ma è plurale( nel senso che ci sono più maggioranze e non una soltanto ), oppure che c’è a patto di mettere la fiducia. E tutti sanno, ad esempio, che sulla nuova cittadinanza nessuno metterà mai la fiducia. Tutti sanno che il tema scotta, divide e che nessuna maggioranza è maggioranza abbastanza da evitare imboscate esterne ed interne. Tutti sanno che in questo nostro tempo, più demagogico che democratico, saranno forti le spinte di scambiare ancora diritti con concessioni. Cose tipo: il voto magari no, il consigliere aggiunto sì; i diritti di cittadinanza no, una bella consulta senz’altro.
Se per ora consideriamo con speranza e cautela le aperture fatte, siamo sempre simpatici o, secondo una certa mentalità molto in voga, siamo da considerare nemici?
In fondo chiediamo soltanto un comportamento vigile, una speranza operosa e suggeriamo di aspettare un po’ prima di smontare i ddl che chiedono la ratifica, con legge ordinaria, del capitolo C) della Convenzione di Strasburgo del 1992, che dà diritto al voto ai cittadini non comunitari dopo cinque anni di regolare permanenza. Ci sono mille e ben noti motivi per i quali questo percorso risulterebbe più praticabile e meno accidentato.
Sosteniamo, senza inimicizia né prevenzione, che è meglio una noiosa cautela che un amaro risveglio. Siamo persuasi che, allo stato attuale, il Lodo Amato non abbia la maggioranza dei consensi parlamentari necessari per essere ratificato e vorremmo evitare di trovarci, tra qualche mese, nella condizione magistralmente sussunta da Churchill:”
Occorre al politico la capacità di prevedere cosa accadrà domani, la settimana prossima, il mese prossimo e l’anno prossimo. E l’abilità di spiegare a posteriori perché non è accaduto nulla di tutto ciò”.
Saremo felici di vedere la proposta assorbita e superata dagli eventi ma per ora non è così. Non è ancora così.
Fabrizio Molina
(26 luglio 2006)
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