Bertinotti: “Marcinelle, riflettere per oggi e per domani”
by Redazione
Posted on Luglio 13, 2006
Bertinotti: Marcinelle, riflettere per oggi e per domani”
La tragedia della miniera di Marcinelle, nel cui ricordo “siamo tutti accomunati” è “un motivo di riflessione per l’oggi e per il domani”.
Così dice il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, trovandosi in Belgio lo scorso mercoledì, a seguito di un invito da parte della Cgil di Guglielmo Epifani, per una visita lampo che ha avuto come punto centrale la deposizione di una corona di fiori al monumento in memoria delle 136 vittime italiane dell’esplosione della miniera di carbone di Bois du Cazier, nel 1956.
Esattamente sessant’anni fa “La tragedia della miniera belga è il punto più duro di un racconto di dolore e sofferenza in cui un popolo è stato costretto a cercare in un’altra parte del mondo quel lavoro affermato per diritto dalla Costituzione”. Bertinotti, poi, ha invitato a utilizzare la memoria bruta di quel giorno per riflettere sulla condizione attuale di tanti immigrati: “Abbiamo imparato che la dignità del lavoro appartiene a tutti e che se qualcuno diventa anello debole della catena, poi toccherà a tutti.
I diritti dei lavoratori – aggiunge il Presidente della Camera – sono indivisibili, non c’è razza o etnia che renda divisibili. Siamo – conclude – tutti fratelli e sorelle”. Un’analisi quella di Bertinotti, sulla quale non può che esserci il pieno accordo.
Ancor di più se quello che si legge tra le righe del suo breve discorso, c’è un tentativo di ammettere che in 60 anni di storia, non sono stati realizzati grossi cambiamenti, nell’ambito dei diritti sul lavoro e soprattutto nella tutela di quelle che sono le cosiddette fasce deboli della contrattazione, tra le quali spiccano, appunto, gli immigrati.
In questo discorso di Bertinotti, nel quale è calzante il raffronto tra ieri e oggi, visto che ancora oggi ci vengono forniti i numeri dei morti sul lavoro che somigliano a quelli di un bollettino di guerra. Ma occorre aggiungere una riflessione.
L’Unione europea, come autorità sovrannazionale, per la cui formazione ciascuno Stato nazionale ha ceduto una parte della propria sovranità, deve, ora più che mai, affrontare le sfide attuali su questioni, a questo punto improcrastinabili, quali l’immigrazione. Bisogna che faccia propri i temi proposti dalla Costituzione e li riporti al centro dell’agenda politica, secondo le richieste che arrivano dalla società civile.
Permangono tuttora dei punti dolenti: è il caso di ciò che viene ritenuta l’insufficiente attenzione al tema dell’immigrazione straniera che chiede, a ragion veduta, di crescere di importanza, puntando sull’identificazione dei bisogni europei, in un’Europa che stenta a definire una vera e propria politica comune per l’immigrazione, rimanendo ancorata a quelle di stampo nazionale, peraltro insufficienti alla gestione di una dinamica, sicuramente in continua trasformazione, ma che imbocca, in maniera crescente, la strada del riconoscimento di un diritto di cittadinanza, per ora, ancora ai più, negata.
Loredana Di Cesare
(13 luglio 2006)
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