Se fossi in Parlamento
Sia chiaro: se fossi in Parlamento voterei per Draghi tutta la vita. Volete mettere? Uno che non parlerà inglese come Renzi e che ha letto meno libri di Toninelli, ma pur sempre uno che si farà, come disse una volta Di Maio. Lo voterei perché, da tempo, ho sostituito l’etica con l’estetica: non avendo più nessuno che si avvicini nemmeno per sbaglio a ciò in cui credo, mi vado gradatamente acconciando a scegliere uno per come parla, per come si veste, se conosce, almeno a grandi linee, cosa sia un congiuntivo. Un po’ come facevano le nostre bisnonne: sceglievano per le loro figlie un buon partito non l’amore. Pensavano che l’amore prima o poi passa, il conto corrente resta. Occorre solo che di tanto in tanto io ripeta a me stesso che ho lottato, mi sono dimenato e ribellato, ho menato calci e pugni all’aria ma, alla fine, ho perso.
Scegliamo la politica e i politici Dio solo sa come, vista l’offerta: nel menù abbiamo vecchi attori in disarmo, attori involontari della provincia di Firenze o fratelli di attori che hanno questa fratellanza come unico merito. Mentre ripongo nella teca la mia piccola collezione di francobolli e di foto della grande guerra, ci metto dentro anche la democrazia, il popolo, i diritti, il desiderio di cambiare. Tutta roba del passato. E mi preparo per come posso al futuro che entra in noi molto prima che accada, come scriveva Rilke. Non mi piace, ma farò finta che mi piaccia. Anzi, farò in modo di farmelo piacere.
Fabrizio Molina
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