L’apertura di un nuovo Centro di permanenza temporanea a Gradisca d’Isonzo, in Friuli Venezia Giulia, riporta, ancora una volta, alla ribalta un tema scottante: la legittimità delle strutture di prima accoglienza per gli stranieri appena arrivati nel nostro Paese.
Istituiti dalla legge Turco-Napolitano e confermati dalla successiva legge Bossi-Fini, dislocati su tutto il territorio nazionale, i Cpt sono fortemente contestati e numerose nonché differenziate sono le voci che si levano per chiederne la chiusura in quanto considerati mezzi inefficaci per una razionale gestione del fenomeno, perché ritenuti strumenti inadeguati allo scopo prefissato e, soprattutto, poiché luoghi in cui si assiste ad una sistematica e reiterata violazione dei basilari diritti umani.
Ma si può realmente chiederne il superamento? E soprattutto: cosa si intende per superamento?
È davvero proponibile una governance del fenomeno immigratorio senza la predisposizione di strutture di prima accoglienza e di identificazione?
I Cpt non devono e non possono essere dei lager, ciò è indiscutibile, ma la loro esistenza è altrettanto incontestabile.
Il problema di tali centri, in realtà, non va affrontato nei termini del superamento, ma nell’ottica di un ripensamento degli stessi che porti ad un mutamento dell’attuale concezione, troppo vicina a forme di trattenimento simil-detentive poco rispondenti a quelle che dovrebbero essere le finalità di tali strutture e poco rispettose dei diritti delle persone ivi trattenute, che in quanto prive di titolo di permanenza nel nostro paese hanno commesso sì una violazione amministrativa, ma non certo una violazione di norme penali.
Inoltre, la chiusura tout court dei centri da una parte significherebbe chiedere allo Stato di rinunciare ad una delle sue principali funzioni quella, cioè, di garantire la sicurezza, dall’altra lascerebbe insoluta la questione di come poter verificare i requisiti richiesti, ostacolando in tal modo il diritto dello straniero a permanere nel nostro Paese. Oltre al fatto che – come è prevedibile che accada – ciò potrebbe tradursi in un ulteriore affollamento della carceri, mettendo a dura prova il già esasperato sistema carcerario italiano.
Alla luce di quanto detto, è chiaro come, nell’attuale scenario, la richiesta del superamento dei Cpt possa facilmente acquistare i toni di una strategica mossa demagogica.
(29 marzo 2006)
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