“IL CENTRO E’ BELLO”
Semina riapre: e subito le parole entusiaste dei bambini per i contatti umani non previsti
Quando è stato deciso il lockdown, nel marzo scorso, ovviamente anche il nostro Centro Semina ha dovuto chiudere, sospendendo le attività di supporto scolastico. L’emergenza ci ha colto impreparati: noi volontari e soprattutto i nostri ragazzi e le loro famiglie, molte delle quali non hanno il wireless a casa. Dopo i primi giorni abbiamo deciso di telefonare a tutti, per capire come andava e se riuscivano ad organizzarsi.
Per seguire la didattica a distanza, in molti casi i più piccoli si devono arrangiare con il cellulare della mamma (visto che il papà è tutto il giorno al lavoro), spesso litigandoselo con i fratelli. Per gli studenti delle medie va un po’ meglio: spesso hanno un cellulare proprio, alcuni hanno il tablet che gli abbiamo regalato noi, grazie a una donazione – e soprattutto hanno più capacità e più autonomia nell’organizzarsi.
Molte mamme, infatti, non parlano italiano, o non lo parlano sufficientemente bene e quindi non riescono a mediare nel rapporto tra i loro figli e la scuola. Abbiamo scoperto che un paio di loro aveva perso completamente il rapporto con la scuola, e siamo riusciti a rimetterli in contatto con gli insegnanti di riferimento. Altri abbiamo continuato a seguirli, a distanza anche noi.
Inutile dire che siamo stati molto contenti di ritrovarci alla fine del lockdown, e altrettanto contenti siamo stati quando, a settembre, abbiamo riaperto il Centro e ripreso le attività di supporto scolastico. Certo, le regole del distanziamento imponevano alcune rigidità di orari (per non avere troppi bambini contemporaneamente) e di organizzazione, che ci complicavano un po’ le cose; inoltre ai volontari over 65 abbiamo chiesto di non venire, e quindi mancavano figure che per i bambini erano importanti. Ma era importante essere ancora lì, salutare le mamme che accompagnavano i figli, guardarsi negli occhi al di sopra delle mascherine.
Purtroppo la seconda ondata è stata più forte del previsto e quando un bambino e un volontario sono risultati positivi abbiamo pensato che era da irresponsabili continuare a lavorare in presenza, nonostante avessimo seguito tutte le regole (e infatti non siamo diventati un focolaio). Questa volta, però, non siamo stati colti di sorpresa, e abbiamo continuato a seguire un buon numero dei nostri ragazzi: su una quarantina di iscritti, almeno 25 hanno usufruito del nostro tutoraggio a distanza. Qualcuno non ne aveva bisogno, qualcun altro si è tirato fuori e cercheremo di capire perché.
Dopo Natale, però, non abbiamo resistito, e abbiamo deciso riaprire, anche se solo per i bambini delle elementari: per loro il lavoro a distanza è difficile, fanno fatica ad organizzarsi e hanno bisogno di vedere i loro amici. A parte il fatto che, quando si è in una stessa stanza, a volte si aiutano fra loro, e questo è importante anche dal punto di vista educativo. Nonostante le mascherine, le distanze così difficili da tenere, il gel che dopo un po’ ci si stufa di metterselo… nonostante tutto questo, stare fisicamente vicini è una bella sensazione.
Lo dimostra questo disegno, che una bambina del Bangladesh ha fatto appena finiti i compiti. Grazie piccola!
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