IMMIGRATI: VOTO AMMINISTRATIVO E VOTO POLITICO

La legge “di sistema” c’è già. C’è se mai da augurarsi che non la peggiorino ancora. Del resto si percepisce l’appagamento sostanziale della Casa delle Libertà dal fatto che nel suo programma elettorale, non se ne fa cenno e nemmeno troppo nell’amata propaganda, a parte qualche diafano manifesto con su scritto: PIU’ IMMIGRATI CLANDESTINI? NO, GRAZIE!

Certo, ci sarà comunque la Lega, che quando verrà un po’ trascurata dai media, cannoneggerà l’immigrazione. Questo sarà tutto, speriamo.

Diverso è l’appuntamento col futuro che, in caso di vittoria, avrà il centro – sinistra. E non tanto perché qualcuno lo aspetterà al varco, ma perché essa stessa si è autoconvocata ad un appuntamento di buon senso: liberare la strada da ostacoli antimoderni e pretestuosi che impediscono a chi ne ha diritto di eleggere e farsi eleggere.

Si è autoconvocata quando ha istituito una lista ad hoc per le primarie, dando modo a molti cittadini non comunitari di scegliersi il proprio candidato premier. Va bene, quelle erano consultazioni politiche, non istituzionali, ma il dato politico resta. Per eleggere le istituzioni ci vuole la legge.

E non c’è un minuto da perdere. Non è più tempo di trastulli con consulte, consiglieri aggiunti ed altri utili – in passato, forse – strumenti di partecipazione; qui si tratta di rappresentanza, che è un’altra cosa.

Noi, con fastidio e realismo, esprimiamo il convincimento che per aprire al voto politico per i cittadini immigrati regolarmente soggiornanti, occorra ridefinire il concetto stesso di cittadino e cittadinanza e, siccome, quel concetto è contenuto nella Costituzione, è a quel livello che bisogna intervenire. E in un Paese a Costituzione “rigida” come il nostro, occorrono maggioranze amplissime e molto tempo per agire. Lo si deve fare e fin da subito, ma non sarà una corsa breve. Ecco perché noi diciamo che nel frattempo si può e si deve ratificare, con legge ordinaria, il capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 1992, in cui si stabiliscono requisiti e modi di accesso al voto.

Il Parlamento ha approvato i capitoli A e B, il C diventa il più importante ora.

Per questa via si darà modo ai territori circoscrizionali e municipali che andranno a scadenza, di candidare ed eleggere dei futuri nuovi cittadini. Così facendo si svolgerà un importante compito di pedagogia istituzionale, si snideranno le adesioni ipocrite presenti anche nel centro – sinistra e si leggeranno le spinte autonome dei Comuni e Province che hanno voluto deliberare autonomamente per il diritto di voto, non come la disobbedienza un po’ snob di amministrazioni discole, ma come il tentativo di risposte delle istituzioni di prossimità che sentono crescere tutti i giorni, attorno a loro, il problema.

Questo va fatto e subito convinti, come tutti dovremmo essere, che il richiamo a questi doveri, non è solo un impegno importante sul terreno dei diritti civili, ma anche la scelta da compiere per allargare il numero dei giocatori della squadra della legalità. Proviamo infatti a pensarci: un immigrato che, con fatica, raggiunge uno status e gode di un sistema di diritti, difficilmente tenderà a perderli adottando comportamenti antisociali.

Da ultimo, ma non meno importante: in questo così tormentato periodo di Costituzioni violentate e Costituzioni europee bocciate, sarebbe bello tornare allo “spirito di Roma”, quello che nel 1957, fondava la futura Europa su tre pilastri, di cui uno era la libera circolazione delle persone. Una libera circolazione “con diritti”, vogliamo sperare.

Un bell’ appuntamento per la sinistra, le auguriamo di essere pari al compito.

Articolo di Fabrizio Molina, Presidente Nessun luogo è lontano realizzato per la rivista Focus n. 100 della UIL