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Totò forever

by Redazione

Totò non è stato un attore ma un profeta. Geremia, Ezechiele, Isaia, Malachia e gli altri hanno preannunciato l’avvento del Figlio dell’Uomo, Totò ha saputo predire che fine avrebbe fatto. E chi pensa che questo sia un giudizio enfatico, si riguardi Siamo uomini o caporali, indimenticabile narrazione delle angherie che il povero uomo deve subire dal caporale di turno. Esiste in quel film un episodio – predizione, quello ambientato nell’Italia della seconda guerra mondiale, dove uomini, donne e vecchi fanno la fila per qualunque cosa: il pane con i bollini, gli scarsi medicinali, un po’ di frutta venduta a borsa nera. Interminabili file tenute serrate e in ordine dal solito caporalaccio. Lì Totò si ingegna a fare l’omino delle file, quello che per pochi spiccioli, si camuffa e si traveste per scavalcare la gente in coda e fare prima la spesa.

Ciaonè, 17 ottobre 2008

Totò non è stato un attore ma un profeta. Geremia, Ezechiele, Isaia, Malachia e gli altri hanno preannunciato l’avvento del Figlio dell’Uomo, Totò ha saputo predire che fine avrebbe fatto. E chi pensa che questo sia un giudizio enfatico, si riguardi Siamo uomini o caporali, indimenticabile narrazione delle angherie che il povero uomo deve subire dal caporale di turno. Esiste in quel film un episodio – predizione, quello ambientato nell’Italia della seconda guerra mondiale, dove uomini, donne e vecchi fanno la fila per qualunque cosa: il pane con i bollini, gli scarsi medicinali, un po’ di frutta venduta a borsa nera. Interminabili file tenute serrate e in ordine dal solito caporalaccio. Lì Totò si ingegna a fare l’omino delle file, quello che per pochi spiccioli, si camuffa e si traveste per scavalcare la gente in coda e fare prima la spesa.

Un mestiere come un altro, come quello di posteggiatore abusivo, che a volte ti consente di scrivere stornellate col capo del governo. Si descriveva un’Italia così, di soprusi e di prepotenze, di furbastri e di cortigiani, di assatanati di un potere straccione e di file per il pane con la tessera di povertà. Un’Italia da museo antropologico, di cui non andare orgogliosi ma che non serve a nulla rinnegare, perché lì dentro c’è la nostra storia patria. Comunque una Italia che credevamo consegnata per sempre ai libri di storia, come i cappotti rivoltati, i palloni di pezza per i ragazzini o i sulfumigi fatti con l’asciugamano accapannato in testa.

Se non fosse stato per Tremonti e per la sua Social card, che ci farà rivivere la giovinezza della nostra Repubblica, dove parroci, partiti e opere caritative, raccoglieranno il grido di dolore a cui il governo non è restato insensibile e ha saputo rispondere: “ presente!”, distribuendo vermuth, panettoni a due giorni dalla scadenza, pasta di grano tenero e passata di pomodoro. E il bello è che, a vergognarsi, magari, sarà la gente in fila.

Ciaonè, 17 ottobre 2008


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