Precari della scrittura
by Redazione
Posted on Febbraio 11, 2008
Questi sono i momenti in cui sono contento di avere un lavoro. Un lavoro che con lo scrivere non c’entra, intendo. Che futuro avrei avuto? Con questo clima, del tutto inedito per l’Italia, di politica del fair play, di campagne elettorali senza odio e senza esagerazioni da tarantolati, che ne sarà di noi commentatori comici? A parte i pochi fortunati che nella vita fanno anche altro, che destino avranno i precari della penna? Io per vivere faccio piadine prosciutto e formaggio, ma chi sa solo dire e scrivere bischerate spacciate per ironia graffiante? Noi abbiamo bisogno del conflitto, dello scontro sanguinario, delle pance squarciate, che ce ne facciamo del bon – ton? Su che cosa costruiamo le nostre battute politiche folgoranti e acuminate come quelle del Bagaglino
Ciaonè, 11 febbraio 2008
Questi sono i momenti in cui sono contento di avere un lavoro. Un lavoro che con lo scrivere non c’entra, intendo. Che futuro avrei avuto? Con questo clima, del tutto inedito per l’Italia, di politica del fair play, di campagne elettorali senza odio e senza esagerazioni da tarantolati, che ne sarà di noi commentatori comici? A parte i pochi fortunati che nella vita fanno anche altro, che destino avranno i precari della penna? Io per vivere faccio piadine prosciutto e formaggio, ma chi sa solo dire e scrivere bischerate spacciate per ironia graffiante? Noi abbiamo bisogno del conflitto, dello scontro sanguinario, delle pance squarciate, che ce ne facciamo del bon – ton? Su che cosa costruiamo le nostre battute politiche folgoranti e acuminate come quelle del Bagaglino
Prendete Feltri, Belpietro, Ferrara, Sansonetti, Maltese, che fine faranno? Già li vedo alla macchia cibarsi di muschi e licheni. Mica tutti possono riciclarsi facendo i commentatori a controcampo come Mughini. Mica tutti possono trasformare rubriche e telegiornali nei nuovi episodi di Casa Vianello, come Fede, Vespa, Liguori, Giordano Che faranno questi, entreranno in un call center?
Già diverso è il caso di giornali come il Manifesto, qualcuno che disprezza la vita e lo legge, lo trovi sempre. A qualcuno di questi disoccupati verrà data un’ulteriore rubrica medica sul terzo alle tre di mattina, a qualcun altro un nuovo approfondimento sulla cucina regionale, ma tutti non ce la si farà a sistemarli. La politica parlasse di problemi seri come questo, invece dei soliti teatrini.
Ciaonè, 11 febbraio 2008
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