E vi chiedete perché?
by Redazione
Posted on Maggio 13, 2015
L’estate, finalmente! O, per dir meglio, un’esplosione di primavera/estate, una bomba carta che mischia caldo intenso e allergie da polline, abbronzature e ciliegie non ancora mature, salsedine e mimosa appena sfiorita. “Non ci sono più le mezze stagioni”, si potrebbe dire con un giudizio temerario.
Non possiamo dunque chiederci il perché del nostro raffreddore che forse è da fieno, ma forse da aria condizionata. Tutto è parte dello splendido casino meteorologico.
Ma il tempo è da sempre metafora della vita. In questi tempi irrequieti convive il desiderio di modernità con il ritorno della Lega, la dichiarata fine della recessione e l’aumento del debito pubblico, la cancellazione del comunismo dalla memoria e dai libri di storia e gli atteggiamenti civettuoli dei leader di mezzo mondo col peggior capoccia dai metodi comunisti che la Russia abbia mai avuto.
Le fertili contraddizioni della modernità che inducono, tanto per dire, qualche milioncino di italiani a preferire il cambio di stagione alla cabina elettorale. E vi chiedete perché?
Come se non bastasse, sento molti che si tormentano chiedendosi come sia potuto accadere che la sinistra italiana sia caduta prigioniera di un tardo democristiano e dei suoi giovani pretoriani. Se l’alternativa è Bersani che somiglia sempre più al custode di una bocciofila ormai vuota che si sono pure dimenticati di licenziare, o Fassina, che sta al futuro come il minestrone all’infanzia, non è che abbiamo da farci grandi domande.
Domandatevi piuttosto che sarà di questa Italia ora che la signora Barbara Spinelli lascia la Lista Tsipras, ma non il comodo seggio in Europa, ora che si promuoverà un bel referendum per abolire l’Italicum, presentandolo agli italiani con uno smilzo Documento di 150 pagine, firmato da Umberto Eco, Sandra Bonsanti, il direttore di Micromega, Zagrebelsky oltre ai più giovani Turati, Gramsci e Pertini.
Secondo me, con questi avrebbe vinto pure Crozza quando imita Renzi e voi, invece, ancora vi chiedete il perché.
Fabrizio Molina
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