Senza scampo
by Redazione
Posted on Aprile 17, 2015
Di Fabrizio Molina
La mattanza di cristiani, buttati in mare da altri disgraziati migranti ma musulmani, probabilmente per problemi religiosi, ci mette davanti a noi stessi. Senza scampo e senza vie di fuga. Come si fa a non sentire l’orrore cieco e la voglia di vendetta davanti a fatti del genere? Come si fa a non sentire, dentro e fuori di noi, il debordante diritto di reagire e il dovere di difendere chi reagisce? Come si fa a non sentire repulsione verso la nostra storia fatta di cultura liberale, culto dell’accoglienza, della solidarietà, dell’uguaglianza? Come si fa a non sentire la vomitevole vetustà di ogni idea di tolleranza, d’integrazione, di rispetto dell’alterità?
Il vero passaggio del secolo e del millennio forse sta avvenendo adesso, quindici anni dopo il 2000, ora che riusciamo a scorgere come tutto sia per davvero cambiato: la tecnologia ha vinto contro tutte le altre ideologie, la lotta per la vittoria del proprio Dio ha accelerato la morte di Dio con l’elezione democratica, plebiscitaria, intimamente popolare del denaro come vello d’oro.
Oggi non siamo alla fine del mondo, ma la fine di un mondo la si vede ad occhio nudo. E io sento forte e chiaro come ognuno debba personalmente dichiarare cosa vuol fare, da che parte stare, cosa provare a portarsi dietro per tutto il tempo che gli verrà dato.
Io sento tutte dentro di me, le incazzature che chiamano in campo i miei istinti belluini, la mia voglia di vendetta, il mio essere cristiano, il mio bisogno di reagire, di difendere chi reagisce, e il rifiuto di ciò che ho sempre creduto: la cultura liberale, il culto della solidarietà, dell’uguaglianza, della tolleranza, dell’integrazione e il rispetto dell’alterità.
I fatti e i massacri chiamano in campo tutto questo, ma io sono mio e su di me decido io. Porterò nel pezzo di futuro che mi sarà concesso, tutte intatte le cose in cui credo e in cui ho sempre creduto. La mia rivoluzione sarà quella di non darla vinta al mio nemico interno, che non è neanche detto che abbia sempre torto. Continuerò a credere e a praticare il dialogo, la non violenza, la speranza e il migliore senso di umanità possibile. Non perché ami sempre tutto questo, non perché non abbia mai dei dubbi, né perché non sia disposto a correggere certi errori, ma perché so di stare dalla parte giusta e perché so che non sono le vittorie a stabilire chi ha ragione e chi ha torto ma soprattutto le sconfitte. Perché, oltretutto, né queste e né quelle sono mai per sempre!
Fabrizio Molina
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