Il razzismo è un gioco da bambini
by Redazione
Posted on Aprile 9, 2015
Il razzismo è una cosa tragica … ma non è seria. Flajano lo diceva della situazione sociale italiana, noi usiamo questo aforisma per definire il razzismo. Forse in tutti gli anni che dal ‘90 a oggi hanno visto politici, associazioni, cooperative, giuristi, sociologi, economisti, antropologi e giornalisti impegnati a capire l’immigrazione e a spiegare ciò che non capivano, abbiamo solo giocato. Un grande, costoso, a volte divertente e più spesso barboso gioco di società che si ricordi a memoria d’uomo.
Un gigantesco Risiko oppure un Monopoli, dove si procede per Corso della Vittoria, ci si ferma a Vicolo Stretto, si pesca un imprevisto oppure una probabilità e si va in carcere senza passare dal via.
Se così non fosse, come potrebbe accadere che certo Joe Formaggio, sindaco di Albettone nel vicentino, affigga cartelli a ingresso città che vietano l’ingresso ai Rom e nessuno lo ricoveri alla neurodeliri?
Come potrebbe accadere che nel Nord dove certamente c’è ancora tanta gente seria (ma che forse vive in clandestinità), cresca nei sondaggi una Lega, in grado di scendere ancora più sotto il livello di Bossi e nomini Salvini che invece di commerciare in diamanti e in lauree albanesi come i suoi predecessori, commercia in imbecillaggini permanenti come quella di radere al suolo i campi rom o quella di venire alla Garbatella a schiaffeggiare i romani?
Come è possibile che la Uefa infligga una punizione alla nazionale di calcio croata per comportamenti razzisti dei suoi tifosi verso la Norvegia? Capite? I croati che si atteggiano a razzisti con i norvegesi … come se un etiope urlasse “va in mona negher” ad uno di Lecco.
Capite perché parlo di gioco? Oddio, molti di noi facevano sul serio magari, poi qualcuno ha cominciato a cazzeggiare … ed eccoci qua!
Fabrizio Molina
Lascia un commento