Genny ‘a carogna, nostro “testimonial”

Di Fabrizio Molina

Noi di Nessun Luogo è Lontano e un ristretto numero di altre serie e prestigiose associazioni, realizziamo da anni dei Centri interculturali per minori. Si tratta di luoghi dove ragazzi che possono andare dalla tenerissima età fino alla soglia dei diciotto anni, ovviamente ben suddivisi tra loro, vengono dai nostri operatori sostenuti negli studi, educati al rispetto delle diversità, alla tolleranza, all’educazione civica e alla pace. Sono servizi messi a bando dal Comune di Roma, pagati due lire, ma con tanta voglia di vivere.
E vivere per noi non vuol dire sopravvivere, ma piuttosto il contrario.
Noi responsabili delle Associazioni siamo (dobbiamo e vogliamo essere) ovviamente dei volontari, ma gli operatori, che tutti i giorni sgobbano nei servizi, sono anche dei lavoratori. Dico anche perché, sia chiaro, aggiungono professionalità ad una bruciante passione, senza la quale potrebbero benissimo fare altro.
Si tratta di ragazzi laureati, psicologi, assistenti sociali, sociologi, antropologi. Specializzati, spesso con anni di esperienza che svolgono un lavoro di enorme rilievo sociale con paghe da sottoproletari.
Non voglio farla lunga, e sì che ne avrei di cose da dire (a proposito, la sinistra su queste cose non ha nulla da dire? Scusate se ve lo chiedo, ma siccome vi voto, mi sento in diritto di fare delle domande. E i pubblici amministratori cattolici? Scusate ancora, ma essendo un peccatore cattolico, mi sento in diritto di chiedervelo); ma una cosa devo dirla. Sapete a cosa servono Centri come i nostri, dove gli operatori dialogano con le famiglie di qualunque razza, con le scuole di ogni ordine e grado, con ambienti di ogni tipo nell’esclusivo interesse dei ragazzi che ci sono affidati?
Servono a fare in modo che qualche giovane in meno finisca, per assenza di un’altra visione della vita, per fare la fine di Genny ‘a carogna. Perché, vi sembrerà strano, ma quelli come lui sono stati giovani, sono stati piccoli, sono stati bambini. E, non dico lui, non dico tutti, ma qualcuno come lui, si sarebbe potuto strappare ad un destino umano per il quale non esistono aggettivi.
E’ questo uno spot? Forse sì: e allora Genny è il nostro “testimonial”.