La follia di chiudere Mare Nostrum
by Redazione
Posted on Ottobre 18, 2014
I dati che Beppe Casucci organizza e “fa parlare”, ci dicono di un’immigrazione sempre più disperata, confusa e, quindi, pericolosa, perché svuotata di qualunque pensiero e azione politica di governo dei fenomeni. Casucci (v. articolo “Emigrare costa caro, forse troppo” apparso ieri anche su questo sito), ci mette sotto agli occhi dati agghiaccianti: 40 mila esseri umani morti dal 2000 ad oggi, di cui 22 mila che volevano venire in Europa. Un genocidio.
Ma c’è qualcosa di più grave e di definitivo di questi numeri: la perdurante crisi economica europea autorizza politici e parte dell’opinione pubblica a derubricare le migrazioni tra le disgrazie dell’umanità come i terremoti e le bombe d’acqua e dunque a concludere che non c’è niente che si possa fare, né altri soldi che si debbano o possano spendere.
Se un Dio esiste, non perdonerà chi vellica paure antiche e nuovi egoismi indotti dalla crisi economica per spogliare l’Italia e l’Europa dell’ambizione di salvare il proprio grado di civiltà e di una decente politica per l’immigrazione che non gli faccia vivere un’inedita forma di olocausto per distrazione. Il tutto, magari, per difendere manciate di irrilevanti consensi elettorali.
So cosa molti miei concittadini pensano: “non ce n’è neanche per noi”. Vi capisco ma non posso approvarvi. Tutte le volte che una ferita non viene medicata, si infetta e può mandare l’arto in cancrena.
Mare Nostrum è stata forse la migliore scelta imperfetta che potessimo fare, chiuderla equivale a demolire la migliore delle cose fatte da un governo italiano dai tempi del Piano Casa di Fanfani. Tanto disabituati siamo a fare cose grandi, belle e degne della storia migliore di questo Paese, che appena ci capita di farne una, ci sbrighiamo a distruggerla. C’è una scientificità preoccupante nella tenacia a farci male.
Mi piacerebbe discutere con chi dice che non ci sono soldi da buttare, per provargli a dire che, a ben pensarci, non è la crisi economica ad aver fatto precipitare nel fango la nostra società ma piuttosto il contrario. Quando una nazione, un continente, una comunità, perdono il senso e persino il ricordo di ciò che negli anni è stato chiamato in tanti modi diversi: diritti, giustizia sociale, libertà, uguaglianza, fraternità, solidarietà, sussidiarietà, accoglienza e ancora e ancora … cosa resta? Resta una moltitudine di donne e di uomini che non gioisce perché non crede che una vita migliore per tutti sia possibile, che non ha nessuna fede ma fa la fila al centro delle grandi città per farsi fare i tarocchi o gli oroscopi, che sfodera spesso quel sorrisetto disincantato e furbastro di chi la sa lunga ed è disposta a credere ad ogni santone ad ogni fattucchiera gli prometta di curare il cancro con le abluzioni nel lago d’Orta.
Chiudere Mare Nostrum è un delitto, sostituirlo col presidio delle coste, una barbarie. Mare Nostrum tende la mano, i presidi (speriamo in senso figurato) te la tagliano. E i pazzi saremmo noi?
Forse sì, ma mio zio diceva sempre che quando il mondo gira così male, bisognerebbe seguire il primo vero pazzo che capita a tiro.
Fabrizio Molina
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