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LA VERITA’ CHE LIBERA

by Redazione

Ieri sono stato invitato ad una bella e intensa riunione di elettori di Gianni Cuperlo: amici che stimo da molti anni, che si occupano come me di immigrazione e quanto ad essa collegato. Nella riunione si è parlato molto di come dare spazio nel PD ai temi della cittadinanza, delle politiche per l’ asilo, ad una nuova policy per l’immigrazione debole e per quella più forte che in Italia vive, lavora, produce. Che è inserita, insomma. Molto poco o quasi nulla si è parlato di come vincere le primarie.

Intendiamoci, c’era speranza in quegli interventi, voglia di ribaltare una vittoria del renzismo che sembra già scritta. Ma era come se si volesse far venire le idee prima dei voti, l’essere di sinistra come elemento di identità dinamica e non solo come differenza antropologica con la destra berlusconiana.

Un bel clima insomma. Ma non basta, non può bastare. Ho detto ai miei interlocutori e amici ieri e dico a Cuperlo adesso, che quando uno mette alla base della propria campagna elettorale, questioni come la giustizia, la dignità, i diritti, si prende una responsabilità enorme. Che non è e non può essere quella di garantire che da solo otterrà la cancellazione della Bossi – Fini, il diritto di voto amministrativo secondo la Convenzione europea del 1992, che accetterà di promuovere politiche del lavoro che siano giuste ed eque per italiani di nascita e di destino. Non potrà dire che da solo realizzerà una riforma della politica carceraria che oggi vede dietro le sbarre una popolazione il cui 65% è fatta da immigrati.

Chi mette alla base della propria campagna elettorale i diritti, la giustizia, la dignità, deve però dire che si farà guida di una grande stagione di rinascita sociale e civile, che agiterà le coscienze, che farà di tutto e di più per scegliere il radicalismo della verità e non la serena eutanasia del possibile e del ragionevole. Perché, dovrebbe dire costui, solo la ricerca puntigliosa della verità ci libera.

Chi fa una campagna sui temi di Cuperlo, la fa come fu quella della Comune di Parigi, quella di Solidarnosc, quella della Resistenza italiana contro il nazifascismo, cioè in campo aperto, senza garanzie, con intelligenza ma senza paura, nella consapevolezza che non si possono fare solo le battaglie che si sa già che verranno vinte e comunque alla peggio pareggiate.

Io non lo so se tanti elettori in questi decenni hanno lasciato la sinistra perché era troppo di sinistra, poco di sinistra o perché faceva male la sinistra; quello che so da cittadino è che molti dei vostri si sono aggrappati perfino a Grillo pur di urlarvi disperatamente la necessità che troviate il coraggio che da troppo tempo vi manca.

Detto ciò, se è questo che vorrai fare, se è con questi occhi che vorrai guardare il mondo, in bocca al lupo compagno Cuperlo.

Fabrizio Molina

 


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