UNA STORIA D’IMPEGNO E DI AMICIZIA
by Redazione
Posted on Febbraio 9, 2019
di Claudio Cecchini
Ho conosciuto l’Associazione “Nessun luogo è lontano” nel 1998, quando fui invitato a partecipare ad un’iniziativa da loro organizzata a Loreto, ad un anno dalla scomparsa di don Luigi Di Liegro. Il titolo, molto efficace ed evocativo, era: “è già passato un anno eppure sembra ieri”.
La scomparsa di don Luigi, nell’ottobre 1997, aveva colpito e ferito tutti noi, che lo avevamo conosciuto e frequentato.
Noi e Don Luigi di Liegro
Io ho trascorso 15 anni della mia vita con lui e a fianco a lui. Lo avevo conosciuto nel 1982 quando svolsi il servizio civile alternativo a quello militare nella Caritas di Roma. Terminato il servizio civile, nel 1984 don Luigi mi propose di essere assunto a tempo pieno in Caritas. Accettai e vi rimasi fino al 2013, quando andai in aspettativa per diventare assessore della Provincia di Roma. Sono stato con don Luigi dal 1984 al 1997, anno della sua scomparsa, quindi 13 anni di lavoro e 2 di servizio civile. È stata un’esperienza eccezionale che ha lasciato il segno. Don Luigi non era solo il nostro Direttore o il nostro “capo”, ma molto di più. Dopo mio padre è stata sicuramente la figura maschile che ha più inciso nella mia esperienza di vita.
La sua generosità, la sua dedizione, i suoi insegnamenti, le sue posizioni profetiche, il suo coraggio evangelico, ti colpivano quotidianamente e quotidianamente ti ponevano domande e ti davano risposte. Era un grande uomo e un grande prete. La sua grandezza umana si incarnava nella sua testimonianza sacerdotale e il suo essere autenticamente sacerdote manifestava la sua profonda umanità.
Era sempre un passo avanti a tutti. Intuiva le situazioni e le possibili evoluzioni, rifletteva, pregava e poi agiva, con coraggio e determinazione. Fino all’ultimo giorno si è speso, senza risparmiarsi, a servizio degli ultimi e della Chiesa.
Anche sul tema dell’immigrazione, tanto caro a “Nessun luogo è lontano”, era stato un precursore e un anticipatore dei tempi. Aveva capito che il fenomeno, che aveva iniziato a manifestarsi con consistenza agli inizi degli anni ’80, era complesso e complicato, come sono complesse e complicate le cause e le motivazioni dei flussi migratori. Gli squilibri mondiali, in termini economici e sociali, le guerre, le carestie, le persecuzioni, inevitabilmente avrebbero alimentato le migrazioni. Ed era quindi inutile e sbagliato affrontare il problema, come quasi sempre ha poi fatto il nostro Paese, in termini difensivi o emergenziali, quando si trattava invece di un fenomeno strutturale, che chiedeva interventi strutturali e non solo emergenziali.
E su questo ha lavorato don Luigi. Con un’azione culturale e pastorale per aiutare la società e la stessa comunità ecclesiale ad una corretta comprensione del fenomeno, con posizioni coraggiose e qualche volta “scomode” per manifestare l’esigenza della testimonianza evangelica e con iniziative e progetti concreti per favorire l’accoglienza e i processi di integrazione. Riflessione e azione sono state una costante della sua vita e della sua esperienza pastorale.
Una storia di amicizia
Fabrizio Molina, amico di don Luigi, fondatore e ispiratore di “Nessun luogo è lontano”, presidente dell’Associazione fin dall’origine, avevo già avuto modo di conoscerlo in precedenza, in occasione di un suo incarico nella Regione Lazio, che io frequentavo per le vicende legate alle convenzioni amministrative e ai finanziamenti dei progetti Aids della Caritas.
Mi aveva colpito la sua professionalità, la sua preparazione culturale, la sua visione mai banale delle vicende di cui parlavamo e su cui ci confrontavamo. Inoltre è sempre stato un generoso “a tempo pieno”, esigente con se stesso, e quindi giustamente esigente con gli altri con cui ha a che fare. Determinato, caparbio, qualche volta anche “cocciuto” ma sempre intellettualmente onesto.
Col tempo siamo diventati amici fraterni, nel senso pieno del termine. Sono molto contento e orgoglioso dell’amicizia con Fabrizio. Più di una volta ho detto che è il fratello maschio che non ho avuto.
Con l’associazione ho collaborato da volontario e componente il Consiglio Direttivo, dal 1998 al 2003. Mi sono dimesso quando ho assunto l’incarico di Assessore alle Politiche Sociali nella Provincia di Roma, perché ovviamente l’imparzialità del ruolo richiedeva che non avessi nessuna appartenenza associativa con soggetti operanti nel settore di cui mi sarei occupato.
Ma con il cuore ho continuato a sentirmi un “associato”, e anche se “da fuori” ho continuato a seguire con interesse e affetto le vicende dell’Associazione.
È stata una bella esperienza quella svolta in Associazione, con tanti altri amici conosciuti nel frattempo. Cito per tutti Claudio Movarelli, con il quale è rimasta una bella amicizia ed Ernesto Sciumbata, prematuramente scomparso.
Il doppio impegno di NELL
Sono stati anni pioneristici, vissuti con passione e generosità, anche in un’iniziale inevitabile dimensione “artigianale” della vita associativa. Organizzavamo incontri nazionali invitando ministri, intellettuali e personaggi famosi, incontrandoci a fine giornata nelle due “stanzette” di Via Tasso, caricando e scaricando le nostre auto con il materiale associativo, coinvolgendo i nostri figli, anche piccoli, per la distribuzione dei volantini negli incontri di Loreto e “litigando amabilmente” tra noi per i tubi dell’acqua del villaggio associativo realizzato a Frascati che non si stringevano bene per mancanza delle guarnizioni che qualcuno aveva scordato di procurare!
Che bei ricordi e che belle esperienze. Genuine, spontanee, arricchenti sul piano umano, culturale e sociale.
Negli anni successivi l’associazione è cresciuta, realizzando importanti iniziative culturali e progettuali.
Questa è stata sempre una caratteristica dell’associazione: l’impegno su due direzioni. Una dedicata alla riflessione e all’approfondimento culturale per capire e tentare di far capire i mille aspetti delle tematiche immigratorie sempre più in evoluzione e un’altra dedicata ai progetti concreti per favorire i processi di accoglienza e di integrazione.
L’esperienza in associazione è stata una palestra di cittadinanza e di impegno civile. Oltre a quello che, poco o tanto che sia, siamo riusciti a realizzare per gli altri, tanto è sicuramente, anzi molto di più, quello che abbiamo ricevuto per la nostra crescita umana, sociale e democratica.
Grazie associazione!
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