L’Abbecedario come nemico
by Redazione
Posted on Dicembre 18, 2014
di Fabrizio Molina
Nel mattatoio pakistano dell’altro giorno, dove i talebani hanno massacrato oltre 145 persone, sfregiandone altre 100, quasi tutti bambini tra i 12 e i 15 anni e si sono deliziati di accendere come una torcia un insegnante davanti ai suoi ragazzi, c’è qualcosa che ci deve far riflettere. Perché inorridire mica basta.
Ha ragione Pierluigi Battista che oggi sul Corriere pone l’accento sul fatto che lo scontro e la posta in gioco è tutta sul potere liberante della cultura e del sapere.
Ha ragione. Gli scontri che nei secoli hanno insanguinato campi di battaglia, città, mercati, piazze, chiese, sinagoghe, treni, hanno tutti la stessa posta in gioco: il diritto difeso o negato di sapere. Di conoscere per decidere e deliberare.
Il Pakistan è talmente diverso da noi che si potrebbe commettere l’errore di sentirsi al riparo da tutto ciò e, in effetti, non sembra prossima una presa del potere in Occidente da parte di qualche legionario della fede che si mette a bombardare il Prater di Vienna, o l’Opera di Roma o di Parigi. Al massimo ci sono orde di manager che con i fogli della Divina Commedia illustrati da Gustav Dorè, saprebbero solo fare cartocci per le olive.
Ma non sarei così tranquillo. Perché i tagliagole pakistani nel peggiore medioevo ci abitano, ma da noi sta tornando. Ecco perché non starei tranquillo.
Torna come torna la scuola di classe, in cui si racconta la favoletta che i ragazzi che vanno più lenti dovrebbero rinunciare all’università e fare qualcosa di più tecnico. Meritocrazia la chiamano i sepolcri imbiancati. Sembra roba ragionevole, invece è ciarpame per gonzi. Si vuole tornare alla cultura per pochi, altro che fesserie.
Don Milani diceva ai suoi ragazzi che il ricco vincerà sempre fintanto conoscerà più parole del povero. E’ vero!
Quello che cerchiamo di insegnare ai ragazzi di cui ci occupiamo come Nessun Luogo è Lontano è forse un po’ scarno e ossuto ma ci crediamo molto:” studiate se volete cercare di non farvi fottere”:
Fabrizio Molina
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