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by Redazione

L’aria che si respirava tra gli antiberlusconiani ai tempi del governo Berlusconi, la ricordo bene.
Un miscuglio di avversione, scherno, sgomento, vergogna. Se pensavamo agli stranieri, vergogna soprattutto.
Però, furente a volte, ingovernabile sempre, ricordo anche un po’ di invidia. Soprattutto il ceto politico sembrava, qualche volta, un po’ invidioso. E non per motivi banali come le sue ricchezze o il potere, quelli erano troppo grandi per essere invidiati. Ricordo l’invidia di qualche leader avversario per il fatto che lui, pagando, poteva risparmiarsi di parlare con i camerieri da pari a pari.

Ciaonè, 5 febbraio 2007

L’aria che si respirava tra gli antiberlusconiani ai tempi del governo Berlusconi, la ricordo bene.
Un miscuglio di avversione, scherno, sgomento, vergogna. Se pensavamo agli stranieri, vergogna soprattutto.
Però, furente a volte, ingovernabile sempre, ricordo anche un po’ di invidia. Soprattutto il ceto politico sembrava, qualche volta, un po’ invidioso. E non per motivi banali come le sue ricchezze o il potere, quelli erano troppo grandi per essere invidiati. Ricordo l’invidia di qualche leader avversario per il fatto che lui, pagando, poteva risparmiarsi di parlare con i camerieri da pari a pari.

Il povero Fassino, ad esempio, che doveva perdere interi pomeriggi con Pecoraro Scanio e con Cossutta, con Salvi e con Asor Rosa e, quando avrebbe già voluto suicidarsi, ancora un caffé con Marini, un breve incontro con la Lega delle Cooperative, una cioccolata con il Presidente della Regione Emilia, un’insalata con i cattolici di sinistra. Un tormento, e poi, appena si è permesso, tanto per tirarsi su, di dire a Consorte che lo informava dell’ultimo impiccetto: “Abbiamo una banca anche noi!”, lo hanno crocifisso. Chiaro che il povero Piero invidiasse il Cavaliere; a lui bastava pagare la scuola privata al figlio di Cicchitto, o le lezioni di aerobica alla bimba di Bondi e faceva il cavolo che voleva. Inutile fare gli ipocriti: c’è una bella differenza.

Ora però, si nota qualche accenno di recupero. Berlusconi ha il musico Apicella, quello strano incrocio tra Mario Merola e Gigi D’Alessio, tanto invidiato a sinistra. Da ieri, però, in giro per le piazze d’Italia, è tornato Oreste Scalzone, tanto pirla che nemmeno in galera lo vogliono. Gira su un camper, con una fisarmonica che suona, ritmando le minchiate che dice. La partita sta tornando in parità.

Ciaonè, 5 febbraio 2007


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