Soccorrere gli immigrati? C’è chi dice no, lasciamoli pure morire…
by Redazione
Posted on Aprile 23, 2014
Gli sbarchi si susseguono ad “ondate”, molti continuano a morire: Ma qualcuno dice “Basta alle operazioni di soccorso”, infischiandosene di elementari principi di umanità. E delle parole di papa Francesco.
Di Vittorio Sammarco
Mi sono venuti i brividi. Ho provato a fare un freddo calcolo dei numeri che la la Repubblica del 22 aprile scorso ha messo in un breve colonnino: da una parte gli sbarchi e dall’altra le vittime. Come in un registro di mera contabilità, per nulla abbellito da qualche elemento di infografica, sono risultate 233.724 le persone che dal 2006 al 20 aprile di quest’anno hanno messo piede sulla nostra terra per fuggire dalla loro, impauriti e sconvolti dalle tremende condizioni che abbandonavano (guerre, carestie, persecuzioni…), e tramortiti per il tremendo viaggio che hanno dovuto fare (a pagamento, e non certo in prima o seconda classe…) per trovare una terra che l’accogliesse.
Ma per 5731 di loro il mare è stata una tomba. Senza fiori né lacrime, né riti né preghiere. Solo disperazione e dolore. Ho dovuto ripetermi che non sono numeri, statistiche, sono volti, carne, braccia, sentimenti, storie e relazioni: ma per qualche secondo ho voluto contarli e vedere insieme che sono tanti. Sia quelli che arrivano, che quelli che non ce la fanno.
Eppure di fronte a questa gelida “contabilità”, qualcuno (alcuni politici di destra) prova fastidio. Alza la voce e dice “Basta alle operazioni di soccorso.” Basta, cioè, a quella che è stata con un po’ di decenza semantica definita Mare Nostrum. Ossia, posso dirlo in parole povere?, lasciamoli pure morire. Noi, l’Italia di oggi, non può accoglierli. Meglio: non può neppure soccorrerli. E in campagna elettorale si alzano i toni perché in molti la pensano così, e allora “fiato alle trombe”, per qualche voto in più!
Ma viene spontaneo ricordare le parole di papa Francesco subito dopo la tragedia di Lampedusa di qualche mese fa: “E’ una vergogna”.- ha ripetuto Bergoglio tra gli applausi. Sì gli applausi. Ed ha aggiunto “Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie. Solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a prevenirle”. Ecco: prevenirle, impedirle, fare in modo che non accadano più. Invece che lasciare le vittime al loro destino.
Ma, si dice, le parole di un papa vanno a chi ci crede. E per non scontentare la folla che ormai considera Bergoglio l’unico potente di questa terra degno di essere ascoltato, tutti i politici fanno finta di andare in processione da lui con devota reverenza. Ma poi gli si gira le spalle, lo si accantona con fastidio, ci si tappa le orecchie.
Meglio allora sarebbe dire a tutti con sincerità e chiarezza che papa Francesco non è “degno di essere ascoltato”. Perché la sua è un’altra storia che non “ci appartiene”, come non ci “appartengono” le sofferenze di un’umanità dolente. Meglio girare pagina, come (per puro caso), lo stesso giornale di quel 22 aprile, girando pagina, racconta la storia di un papa, prima vescovo e cardinale, che si è fatto umile tra gli umili…
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