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Roma Capitale “Romanì”, oltre 8 mila i Rom ed i Sinti

by Redazione

Ma le autorità capitoline non sembrano aver cambiato rotta rispetto alla precedente amministrazione Alemanno: 16 sgomberi in 12 mesi e centinaia di persone in mezzo alla strada.

(di Giuseppe Casucci)

Roma, 14 marzo 2014 – A dicembre scorso l’ammonimento era venuto niente meno che da Nils Muiznieks, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, in una lettera diretta proprio al Sindaco Ignazio Marino: “basta sgomberi forzati e campi improvvisati”, aveva intimato il Commissario UE: “per Rom e Sinti si debbono trovare soluzioni abitative ordinarie”.

Le autorità capitoline avevano risposto assicurando di aver abbandonato «l’approccio emergenziale» e di aver «intrapreso i passi per la piena attuazione della strategia nazionale di inclusione» delle etnie interessate.

Tutte chiacchiere, a quanto sembra, visto che gli sgomberi, spesso senza preavviso, sono continuati, incuranti dei problemi di migliaia di donne, bambini e vecchi.

Così nelle scorse settimane sono state sgomberate famiglie Romanì a Casal Bertone, Via Morandi, mentre a Tor Sapienza l’arrivo dei vigili è stato ostacolato da alcune associazioni.

E’ un fatto che, da quando si è insediata la nuova Amministrazione al Campidoglio, sono stati effettuati ben 16 sgomberi, mettendo in mezzo ad una strada molte centinaia di persone senza spesso dare loro alcuna alternativa abitativa.

E’ una violazione plateale dei diritti fondamentali della persona che mette a rischio il diritto all’istruzione dei minori Rom e Sinti, il diritto alla salute di un’intera etnia, oltre che fomentare la pubblica percezione che per questo popolo non vi siano strade per l’integrazione e che sia giusto trattarli come esseri umani di serie B.

Due giorni fa, in un’audizione tenuta in commissione Diritti Umani del Senato, è stato tracciato un profilo della presenza a Roma di quelli che una volta venivano definiti “Nomadi”, ma che sono ormai una popolazione sostanzialmente stanziale.

Roma è la città in Italia che ha il numero maggiore di presenza dei Rom e Sinti da molti anni: tra gli 8.000 e gli 8.500, mentre in tutto il Lazio sono stati registrati circa 11 mila, dei 160mila “Romanì” stimati in tutta Italia. Anagraficamente la metà di loro non ha ancora compiuto i 18 anni e l’età media è di 25 anni.

Inoltre, come sottolineato dalla Comunità di Sant’Egidio, non sono più nomadi: tutte le comunità di Roma e del Lazio non sono più soggette a spostamenti. Per la comunità di assistenza ai disagiati negli ultimi anni si è registrato un graduale spostamento dei campi attrezzati che, dal centro alla periferia fuori dal Gra, sono diventati meno numerosi ma più grandi di dimensione.

«Negli ultimi 4 anni le operazioni di spostamento e ricollocazione hanno interessato 2.500 persone – ha spiegato Daniela Pompei – tra il 1 luglio del 2011 e il 30 giugno del 2013, gradualmente gli insediamenti comunali ufficiali sono scesi da 17 a 8. Ma c’è una grande concentrazione: a Salone ci sono mediamente 1.200 persone, Castel Romano 1.300. E questo qualche problema sul tema dell’inclusione lo crea. E lo spontaneismo non scompare». Per spontaneismo si intende il sorgere di baraccopoli di fortuna lungo gli argini del Tevere, nei sottopassi, nelle strutture abbandonate o lungo la tangenziale.

E non è tutto, a Roma come a Milano risiede anche il 71 per cento dei senza fissa dimora: sono 7.800 e tra questi circa 3.300 sono ospitati in centri di accoglienza temporanea, 2.500 dormono in strada e 2.000 nelle baracche.

Signor Sindaco, vogliamo ricordarci di essere un popolo civile che difende e tutela i diritti fondamentali della persona? Mantenga le parole date all’Europa: metta a disposizione di questi esseri umani soluzioni dignitose.


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