Noi, i giudici e la politica
by Redazione
Posted on Novembre 29, 2013
di Fabrizio Molina
Mi fa un po’ orrore la polemica sulla magistratura politicizzata, le toghe rosse, la giustizia ad orologeria. E’ una di quelle tante cose da cui dovremo provare a disintossicarci. Però una cosa voglio dirla: se dopo quasi quindici anni ci libereremo del porcellum sarà perché la Corte Costituzionale lo avrà bocciato. Perché la politica non è riuscita a darci un sistema elettorale meno canagliesco. Se avremo un servizio civile aperto anche ai ragazzi e alle ragazze non nati in Italia, sarà grazie ad un’ordinanza della sezione Lavoro del tribunale di Milano che ha accolto il ricorso di Maryana Sarunga e Naoual Uyngoda; due ragazzi che, con ogni evidenza, non sono nati qui.
Se siamo riusciti a liberarci di un parlamentare che in vent’anni ha avuto responsabilità di governo pari soltanto all’immensità del discredito che ha attirato sul nostro Paese, sarà ancora perché i magistrati sono riusciti ad arrivare a sentenza. Dico questo da innamorato della politica, non da avversario. Per me, può anche andare bene così, basta essere d’accordo nel riconoscere che la politica consiste nel mettere un po’ di tasse, legiferare sulla lunghezza dei campi da golf, far divertire anziani attori in depressione cronica e fare formidabili congressi dove ai gazebo si sceglierà tra il giubbotto di Fonzie e un oscuro professore di lettere antiche.
Se per avere politica devo aspettare i giudici, perché non posso iscrivermi a Magistratura democratica?
Fabrizio Molina
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